La raccolta firme per la ciclofficina di Monza continua: parla il titolare, da largo Mazzini

Ermanno Bernardi è il titolare della ciclofficina di Monza e giovedì mattina rinnova l'appuntamento in largo Mazzini: «Se mi tolgono questo spazio io resto senza lavoro».
MONZA CICLOFFICINA MOBILE ERMANNO BERNARDI
MONZA CICLOFFICINA MOBILE ERMANNO BERNARDI FABRIZIO RADAELLI

Continua la raccolta firme promossa da Ermanno Bernardi, titolare della ciclofficina di largo Mazzini, a Monza, che rischia di chiudere se il Comune continuerà a proibirgli di parcheggiare il furgone con gli attrezzi e i pezzi di ricambio, accanto al gazebo.

Giovedì, come sempre da undici anni a questa parte, si può trovare davanti alla fontana all’inizio dell’area pedonale del centro storico, pronto ad attendere clienti per riparare le loro biciclette. E ci sarà con il suo furgone, strumento indispensabile per lui, senza il quale non potrebbe continuare a svolgere il suo lavoro.

La raccolta firme lanciata online una settimana fa dallo stesso Bernardi ha già raggiunto l’appoggio di più di duemila sostenitori, rilanciata e condivisa sui social. Una vicenda che ha sollevato l’indignazione di molti e la solidarietà di gran parte dei monzesi.

«Tre anni fa – racconta il titolare – il Comune non mi ha più rinnovato l’autorizzazione alla sosta del furgone negli orari di permanenza della ciclofficina in largo Mazzini. Mi è stato detto che si trattava di una questione di decoro della zona. In quell’occasione mi hanno proposto di spostarmi alla stazione ma a me quella zona non piace, i miei clienti sanno che sono qui, se mi spostassi perderei la maggior parte della mia clientela».

Poi la pandemia ha bloccato tutte le attività, anche quella della ciclofficina, ora dai controlli della Polizia annonaria è emersa di nuovo la mancanza di autorizzazione per la sosta del furgone.

«I vigili sono già venuti a dirmi che non posso parcheggiare il furgone dietro il gazebo, ma non ho davvero altra scelta. Senza furgone lavorerei meno del 50% – aggiunge Bernardi – Io non ho una mia officina, lavoro solo in largo Mazzini a Monza da anni. Se mi tolgono questo spazio io resto senza lavoro. Spero nel buon senso dell’amministrazione, che capisca che il mio è un servizio di pubblica utilità. Del resto è inutile parlare di mobilità sostenibile quando poi si colpisce un’attività che da anni sostiene davvero l’utilizzo della bicicletta e soprattutto, insegnando che non è necessario spendere tanti soldi per avere una buona bici, a volte basta rimettere a posto quella impolverata che si trova in cantina».