La fine della Provincia di Monza Ecco cosa lascia. Problemi inclusi

C’era una volta la Provincia di Monza o, forse, ci sarà ancora. Martedì 10 giugno a mezzanotte è ufficialmente decaduto il consiglio brianzolo e dopo soli cinque anni l’istituzione di via Grossi ha cessato la sua attività. Per i prossimi sei mesi Dario Allevi e la sua giunta rimarranno in carica per traghettare l’istituzione.
I banchi della presidenza della Provincia e il presidente Dario Allevi nell’ultimo consiglio di palazzo Grossi
I banchi della presidenza della Provincia e il presidente Dario Allevi nell’ultimo consiglio di palazzo Grossi Fabrizio Radaelli

C’era una volta la Provincia o, forse, ci sarà ancora. Martedì 10 giugno a mezzanotte è ufficialmente decaduto il consiglio brianzolo e dopo soli cinque anni l’istituzione di via Grossi ha cessato la sua attività.

Per i prossimi sei mesi Dario Allevi e la sua giunta rimarranno in carica per traghettare l’istituzione verso quell’ente di area vasta che ne prenderà il posto il primo gennaio 2015. A quel punto toccherà ai cinquantacinque sindaci del nostro territorio districarsi tra le questioni sovracomunali prima gestite da Milano e poi da Monza: si occuperanno di edilizia scolastica, di pianificazione del territorio, di trasporti, di ambiente e di rifiuti.

Gestiranno, a ben guardare, diverse decine di milioni di euro ogni anno: si tratta di quei milioni che hanno costituito la parte preponderante dei bilanci brianzoli.

Per orientarsi sul fronte dell’urbanistica, quello più delicato e che ha dato i maggiori grattacapi all’amministrazione Allevi su cui sono piovuti decine di ricorsi presentati da comuni e da privati, dovranno utilizzare il Piano di coordinamento approvato lo scorso anno. Ironia della sorte ad applicarlo saranno proprio i primi cittadini che lo hanno osteggiato a suon di carte bollate: non per niente in Provincia più di un amministratore è preoccupato per la piega che potrà essere data al documento anche se l’iter per modificarlo non è poi tanto agile. Sul fronte dei rifiuti dovrebbero esserci meno problemi: il Piano approvato qualche mese fa non prevede l’apertura di nuovi impianti di trattamento e punta tutto sul potenziamento della raccolta differenziata.

Potrebbe, invece, essere più complicata la partita sui trasporti locali: la trentina di milioni a disposizione degli uffici non basterà a garantire il servizio e, dal 2015, potrebbero essere tagliate parecchie corse.

In via Grossi non è ancora ben chiaro su quali risorse l’ente potrà contare e non è sufficiente per chi resta consolarsi di fronte alla diminuzione delle spese per il personale scese dai 16.845.000 del 2011 ai 12.700.000 dello scorso anno. La somma calerà ancora perché, nel frattempo, la Provincia ha perso un dirigente e tra poco dovrà rinunciare al direttore generale.

I futuri amministratori dovranno farsi bastare i fondi, anche questi in calo, a disposizione per la manutenzione e le ristrutturazioni delle scuole superiori: erano 17 milioni e 500mila nel 2011 scesi a 9 milioni e 600mila lo scorso anno.

Ci sarebbero, tra l’altro, due istituti da costruire ad Arcore e a Brugherio: in quest’ultimo caso non sarà facile stracciare il progetto esistente dato che un paio di anni fa è stato effettuato lo scavo per le fondamenta dello stabile prima di chiudere il cantiere. La serrata avrebbe dovuto essere temporanea, ma gli operai non sono mai tornati in azione.

Il nuovo ente, intanto, partirà dalla sede alla ex IV Novembre: l’edificio è costato 24 milioni di euro e sarà terminato nelle prossime settimane con la posa delle pareti mobili e lo scavo dei pozzi geotermici che garantiranno l’energia per il riscaldamento e il raffrescamento dell’aria. L’assemblea dei sindaci deciderà come riempire l’ala che rimarrà vuota in quanto, rispetto ai programmi iniziali, il complesso è sovradimensionato. Nel 2009, però, nessuno poteva immaginare la fine che attendeva gli enti intermedi.

Ci sarebbe da lavorare parecchio anche sulle strade brianzole ma difficilmente spunteranno i fondi che finora sono mancati: ci sono i circa 10 milioni per completare la variante alla Sp6 Monza-Carate, ma non quelli per riqualificare l’incrocio del Malcantone. Ci saranno, e sarà già molto, solo i soldi per sistemare qualche rotonda.