Carta e penna, come ai vecchi tempi. Oppure la tastiera di un pc. Il mezzo non conta: l’importante è scrivere. Fissare le emozioni sulla pagina bianca per dominarle e guardarle con altri occhi. Ma anche lasciare una testimonianza. Condividere il dolore e infondere fiducia.
È questo lo spirito con cui Monia Scott ha deciso di raccontare l’esperienza che quindici anni fa l’ha profondamente segnata: la nascita prematura del suo secondo figlio e il conseguente, lungo ricovero del piccolo in Terapia intensiva neonatale (Tin) all’ospedale San Gerardo di Monza. Nasce così “Il coraggio della vita”, 181 pagine dedicate ai piccoli guerrieri della Tin e alle loro famiglie: un’iniziativa realizzata con la collaborazione dell’associazione Intensivamente Insieme, che da anni opera nel reparto. E proprio all’organizzazione di volontariato sarà devoluto l’intero ricavato.
«Non sono molto conosciuti i reparti di terapia intensiva neonatale: il mio libro intende offrire uno spaccato sul loro mondo», spiega. Monia Scott è lo pseudonimo dietro cui si cela l’autrice: brianzola, risiede ad Agrate Brianza e decide di separare la scrittura dalla vita privata. “Stai per leggere la storia vera di un bimbo nato in equilibrio su una lama affilata, la sottile linea di confine che separa la vita dalla morte. Il racconto è narrato dal punto di vista della sua mamma e quella mamma sono io”: si legge nella quarta di copertina, entrando subito in medias res. Perché Alessandro ha fin troppa fretta di venire al mondo: la gravidanza si interrompe al quinto mese. La situazione è grave: non pesa nemmeno un chilo, deve subire diversi interventi.
Va costantemente monitorato: «A cinque mesi molti organi non sono ancora perfettamente formati e le complicazioni sono frequenti». Arrivano le operazioni, i periodi in terapia intensiva e in post intensiva. La famiglia si stringe attorno al piccolo, che lentamente inizia a stare meglio. «Quando siamo riusciti a lasciarci alle spalle questa esperienza, ho sentito l’esigenza di scrivere. Non tanto per gli altri, ma per me. Per buttar fuori le emozioni, rielaborare il dolore e la paura. Alessandro è nato nel 2006: ho rinchiuso poi tutto in un cassetto fino a quando non è arrivato il momento giusto». A distanza di anni è arrivato: «Situazioni come queste sono difficili da gestire, mandano in crisi le famiglie. Spero di riuscire a rincuorare chi si trova a viverle. E di avvicinare le persone al mondo della terapia intensiva neonatale e all’operato di Intensivamente Insieme».