“Iron Family”, riciclaggio con base in Brianza: 12 arresti e sequestrati 57 milioni

Due anni di indagini delle Fiamme Gialle di Monza e Brianza, tutto ha avuto origine da una verifica fiscale nei confronti di una ditta individuale di Desio operante nel settore del recupero per il riciclaggio di cascami e rottami metallici.
Arresti per frode fiscale e riciclaggio (foto GdF)
Arresti per frode fiscale e riciclaggio (foto GdF)

È stata chiamata “Iron Family” la maxi operazione condotta dalla Guardia di Fiannza del comando provinciale di Monza e Brianza che ha portato in carcere 12 persone. I militari, coordinati dalla Procura della Repubblica brianzola, dalle prime ore di martedì 29 marzo stanno dando esecuzione alle ordinanze disposte dal Gip del Tribunale di Monza in Lombardia e in Piemonte (con il supporto di altri Reparti del Corpo e della Sezione Aerea di Varese). I dodici soggetti sarebbero “ gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità, emissione ed utilizzo di fatture false, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti”.

In esecuzione anche un provvedimento, emesso dalla stessa Autorità Giudiziaria, di sequestro preventivo di denaro e beni per circa 57 milioni euro, corrispondenti all’imposta che sarebbe stata evasa ed ai presunti profitti illeciti riciclati – autoriciclati dagli indagati.

“Iron Family”, riciclaggio con base in Brianza: 12 arresti e sequestrati 57 milioni
Arresti per frode fiscale e riciclaggio (foto GdF)

Le indagini sono state sviluppate dai Finanzieri della Compagnia di Seregno anche attraverso Ordini Investigativi Europei indirizzati alle Autorità giudiziarie di vari Paesi comunitari. Tutto ha avuto origine da una verifica fiscale nei confronti di una ditta individuale di Desio operante nel settore del recupero per il riciclaggio di cascami e rottami metallici dalla quale sarebbero emerse: “anomalie contabili e finanziarie” dicono i Finanzieri brianzoli “avvalorate da una serie di segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema finanziario antiriciclaggio, a carico del titolare dell’impresa con la complicità di alcuni componenti del nucleo familiare, anche mediante il ricorso ad operazioni di addebito verso l’estero a favore di soggetti di diritto cinese”.

Due anni di indagini – coordinate dalla Procura di Monza – anche attraverso l’esecuzione di perquisizioni nei confronti di 123 obiettivi fra persone fisiche e giuridiche, di cui 107 in Italia e 16 all’estero (Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Spagna e Ungheria) a mezzo di un apposito “centro di coordinamento” dell’operazione tra le AA.GG. italiana ed estere in ambito Eurojust all’Aia – hanno consentito di ricostruire, sulla base degli elementi raccolti, “un sofisticato sistema di frode fiscale che sarebbe stato perpetrato ininterrottamente tra il 2013 e il 2019 nel settore del commercio dei metalli ferrosi”. Il tutto sarebbe stato gestito da un sodalizio criminale con centro direzionale in Brianza. Ciò attraverso il ricorso: “a false fatturazioni emesse ed utilizzate secondo uno schema collaudato che, al fine di eludere il concomitante evolversi della normativa antiriciclaggio, si è evoluto nel corso degli anni per consentire ad una serie di imprese prevalentemente del Nord Italia di creare costi fittizi, ottenere un illecito risparmio d’imposta e creare fondi “in nero” extra bilancio”.

Nel corso delle indagini sono stati individuati anche alcuni presunti “spalloni” che operavano tra la Repubblica Ceca e l’Italia, in un’occasione intercettati con contante per 245.000 euro, occultato in un’autovettura con targa ceca, sequestrati.

Mediante il meccanismo gli imprenditori che si sono assiduamente avvalsi delle fatture per operazioni inesistenti, oltre ad aver ottenuto un indebito risparmio d’imposta derivante dall’abbattimento della base imponibile mediante la contabilizzazione di costi fittizi, avrebbero “autoriciclato denaro per oltre 41 milioni di euro complessivi, appropriandosi indebitamente di disponibilità economiche delle proprie aziende con relative ricadute su soci e creditori, creando riserve occulte anche in Paesi esteri” dicono le Fiamme gialle.