Oltre 7mila brugheresi sono rimasti senza la loro piazza. Una piazza virtuale, certo, ma per questo ancora più comoda da frequentare. Ha chiuso questa settimana il gruppo Facebook “Non sei di Brugherio se…”, lanciato 6 anni fa dal brugherese Giorgio Barbati e diventato un vero e proprio luogo di incontro, scambio di informazioni, di opinioni e, talvolta, anche di insulti. Con 7.100 iscritti.
La brusca archiviazione dell’attività del social, annunciata dall’oggi al domani dall’amministratore, è un fatto che merita attenzione, perché potrebbe essere un’avvisaglia di una nuova, forse prevedibile, tendenza: un progressivo smantellamento dei gruppi gestiti da semplici cittadini. Gestire tali attività richiede infatti dedizione, equilibrio, doti diplomatiche e anche qualche conoscenza in termini di privacy e diritto. E dopo l’entusiasmo iniziale l’impegno si rivela molto più oneroso (quando non ingrato) di quanto i membri possano immaginare. La spiega così Barbati, muratore per l’impresa di famiglia, 43 anni, animato 6 anni fa dal desiderio di creare un luogo di incontro virtuale tra quel centinaio di amici e conoscenti che come lui sono cresciuti a Brugherio. «Doveva essere una cosa leggera, goliardica – ha spiegato – un modo per scambiarsi battute sulla città e i suoi personaggi, sugli eventi e le storie di Brugherio. Invece, in breve tempo, la cosa mi è esplosa in mano. È stato entusiasmante, è vero, ma ora sono stanco, non ho più il tempo da dedicare a questa attività che mi chiedeva almeno un’ora tutte le sere». Vani i tentativi di dividersi l’onere con altri, «ci ho provato, ma l’ultimo è durato tre settimane e poi ha detto che non si aspettava una cosa del genere, la gente che insulta e si accanisce, a qualunque ora». Lo specchio della società, forse. Anche un centinaio di post al giorno da dover valutare e autorizzare, messaggi ricevuti in privato per contestare le scelte di amministrazione, perfino di notte. Per non parlare del rischio querele che la scorsa settimana si è fatto serio e ha convinto Barbati a chiudere, «era un commento che diffamava il sindaco – ha raccontato – me lo sono perso per un paio di giorni, quando me l’hanno segnalato l’ho tolto subito. Non posso più dormire con un occhio aperto per timore di queste follie». Che questo gruppo come altri sia usato come megafono da un manipolo di militanti (o meglio sarebbe dire “tifosi da stadio”) di aree politiche avversarie è lampante.
Anche loro hanno contribuito a condannare a morte il gruppo che però, dice Barbati, ha fatto anche qualcosa di buono: «Diffondere informazioni e fare incontrare la gente, anche chi magari non abita più a Brugherio ma ha piacere a restare in contatto con la sua città d’origine».