Potrebbe essere ribattezzato “lo spacciatore degli ospedali”. È un magrebino imputato a Monza, accusato di detenzione e spaccio di stupefacenti. Secondo la testimonianza di un carabiniere della stazione di Biassono, sentito la scorsa settimana dal giudice del tribunale di Monza, Francesca Bianchetti, il presunto pusher per incontrarsi con i clienti avrebbe infatti utilizzato i parcheggi di almeno due ospedali, a Carate Brianza e Casatenovo.
Il militare ha raccontato che lo scorso 22 aprile, mentre era impegnato in un servizio mirato in abiti borghesi e su un’auto civetta, sulla Strada provinciale 6 all’altezza di Sovico, ha incrociato un noto assuntore di droga a bordo di una Mercedes e ha quindi deciso di seguirlo per osservarne i movimenti. Un pedinamento a distanza che ha portato il militare, in auto insieme a un collega, fino al parcheggio dell’ospedale di Carate, in via Mosè Bianchi.
«Lì – ha raccontato il carabiniere giovedì in aula – da una distanza di una ventina di metri ho visto la Mercedes rallentare e accostare senza che il conducente scendesse dalla vettura. Trascorsi 5 minuti è sopraggiunta un’altra auto, una Citroen, con il solo guidatore a bordo, che si è avvicinata alla Mercedes. Tra i due è avvenuto il passaggio di qualcosa attraverso i finestrini, poi sono ripartiti prendendo due direzioni differenti».
La Mercedes sarà fermata e controllata di lì a poco da un’altra pattuglia. All’interno sono state rinvenute due dosi di cocaina. Nel frattempo la pattuglia di Biassono segue a distanza la Citroen che prende la direzione di Besana Brianza: «Forse sospettando qualcosa il conducente continuava ad accelerare e rallentare». Alla fine ha raggiunto un altro ospedale, quello di Casatenovo, per il secondo appuntamento di “lavoro”.
«Nel parcheggio l’ha raggiunto un uomo su una Panda e appena le auto si sono accostate siamo intervenuti. Nella Fiat abbiamo trovato un marsupio con due banconote da venti euro, nella Citroen, tra i due sedili anteriori, 180 euro e 2 cellulari». La testimonianza assume particolare interesse in un frangente inerente il pedinamento della Citroen, in particolare quando ha raggiunto la rotatoria che porta a Montesiro: «L’ha percorsa due volte prima di imboccare la via che porta a Casatenovo, un altro espediente per verificare di non essere seguito – dice il carabiniere – mentre noi, sospettando la manovra, ci siamo fermati dietro ad un muretto poi abbiamo ripreso l’inseguimento».
Il difensore ha messo in dubbio che la Citroen vista all’ospedale di Casatenovo fosse proprio quella dell’imputato. «Non abbiamo mai perduto di vista l’auto e la targa annotata a Carate Brianza e a Casatenovo era identica». Sulla circostanza risponderanno nel caso l’imputato e i due clienti, convocati per l’udienza conclusiva in programma il 3 marzo 2016.