Nessuno, a Monza come a Milano, è in grado di dire quanti profughi arriveranno in Brianza nelle prossime settimane: per ora ne sono attesi venti ma la cifra è destinata a salire dato che sulle coste libiche ci sono migliaia di migranti in attesa di salpare. Tra loro ci sono anche donne e bambini pronti a sfidare la morte in mare pur di scappare dalla miseria, dalla fame e, da ultimo, dall’Isis.
Probabilmente, però, non tutti coloro che giungeranno a Monza cercheranno di ricostruire la loro vita dalle nostre parti: degli oltre 600 stranieri inviati nel nostro territorio nell’ultimo anno solo 318 hanno deciso di presentare la richiesta per ottenere l’asilo politico. Gli altri sono ripartiti per il Nord Europa nell’arco di uno-due giorni.
Il nuovo hub di Limbiate consentirà agli operatori delle cooperative che gestiscono i progetti di accoglienza di organizzare le operazioni di smistamento e di intervenire nell’eventualità di migranti affetti da scabbia o da altre malattie.
Se, a dispetto di ogni previsione, gli sbarchi dovessero rallentare, l’apertura degli ex uffici di Limbiate consentirà di smontare le tende piantate della Protezione Civile nel cortile dello Spallanzani di Monza negli ultimi giorni del 2014 perché, commenta il presidente della Provincia Gigi Ponti, «le tende in Brianza sembrano un’esagerazione».
I sindaci, intanto, proseguiranno nella ricognizione di strutture religiose e appartamenti privati in cui alloggiare i migranti una volta che saranno completati i passaggi per la loro identificazione. Nelle prossime settimane dodici potrebbero essere dirottati a Mombello, nell’ex convitto delle suore gestito dalla comunità di famiglie di Montebello: in quei locali a dicembre era stato ipotizzato l’allestimento di un piccolo hub, ma l’ipotesi è poi tramontata.