Piena compatibilità tra le lesioni riportate dal 36enne e il pugno ricevuto dal monzese la sera del concerto di Manu Chao all’Autodromo, a giugno dello scorso anno. Questa la conclusione a cui è giunto il consulente tecnico nominato dal gup Patrizia Gallucci nell’ambito del processo celebrato con rito abbreviato al 35enne imputato di lesioni gravissime, accusa così modificata al termine dell’udienza celebrata martedì a palazzo di giustizia (la vicenda era nata come un tentato omicidio, poi era stata riqualificata in lesioni gravi).
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La difesa del lavorante di origine romena che quella sera prestava servizio in un chiosco di panini allestito all’interno del Parco, sosteneva che l’emorragia che ha ridotto in fin di vita il monzese, il quale ancora oggi vive un faticosissimo percorso di cure in un centro specializzato in Brianza, avrebbe potuto essere causata da una prima botta rimediata al capo da Massimo a seguito di una caduta a terra. Il consulente, dal canto suo, ha chiarito che anche a voler considerare questa ipotesi, la stessa emorragia sarebbe stata più lieve da quella provocata dal violento colpo sferratogli dall’imputato, che ha avuto conseguenze devastanti sul monzese. Secondo la ricostruzione dei fatti, la vittima quella sera aveva esagerato con l’alcol. Erano nate delle questioni con lo staff del chiosco di panini, sino al tragico epilogo. La sentenza è attesa per la prossima udienza, fissata al 29 novembre.