Una serata toccante e anche commovente in sala consiliare a Lesmo giovedì 26 gennaio organizzata dall’amministrazione comunale e dall’associazione Agende Rosse, dove Angelo Corbo, uno dei pochi sopravvissuti della strage di Capaci è tornato con la mente a quel 23 maggio 1992. Lui è uno dei quattro della scorta del giudice Giovanni Falcone che ancora può raccontare cosa è accaduto e soprattutto le sue emozioni in quel pomeriggio di più di 30 anni fa.
Il sopravvissuto Corbo e la vita cambiata
“Quello che mi è accaduto mi ha cambiato sono innegabilmente un’altra persona perché vivo la sindrome del sopravvissuto che si sente in colpa ad essere qui mentre altre persone sono morte – ha detto il poliziotto -. Anzi a dir la verità quel giorno siamo morti tutti. Quando sei la scorta di un giudice non sei un eroe sei un ”pazzo” nel senso che ti metti al completo servizio della persona che devi proteggere”.
Il sopravvissuto Corbo e gli occhi di Falcone
Corbo all’epoca 26enne era nella terza macchina del corteo che doveva raggiungere Palermo e ha spiegato che “sapevamo che Falcone era probabilmente il primo della lista da far fuori per la mafia, però quel giorno sembrava normalissimo anzi io ero euforico perché ero convinto di vincere al Totocalcio e mi sarebbe cambiata la vita. In realtà la vita mi è cambiata in un altro senso. Se torno a quel giorno vedo ancora gli occhi di Falcone che ci chiede aiuto dall’interno dell’auto blindata e noi impotenti che non riuscivamo a fare niente”. A fare gli onori di casa ci hanno pensato il sindaco Francesco Montorio che ha parlato “del diritto e dovere di ciascuno di vivere nella legalità” e l’assessore alla Cultura Laura Barettini davanti a una sala sold-out.