Il sindaco di Vimercate tra gli ospedali di Leopoli e il bunker

Conclusa la tre giorni di trasferta a Leopoli del sindaco di Vimercate Francesco Cereda insieme all'assessore Mariasole Mascia e al consigliere Roberto Brambilla .

Nel breve tour fatto a Leopoli da Francesco Cereda, MariasoleMascia e Roberto Brambilla i tre amministratori vimercatesi hanno fatto tappa in due ospedali cittadini e sono stati anche costretti a ritirarsi nel bunker dell’hotel.

Il sindaco di Vimercate e l’ospedale che guarda al futuro

Mercoledì (15 febbraio) abbiamo visitato l’ospedale di Leopoli, il più grande della regione, che ha accolto in questo anno più di 90.000 pazienti vittime della guerra. Un ospedale che era in corso di ammodernamento prima dello scoppio del conflitto e che ha dovuto reinventarsi anche allestendo bunker per proteggersi dai bombardamenti nei piani interrati. In questi bunker hanno allestito in tutta fretta anche una serie di sale operatorie d’emergenza, perché come potrete immaginare, il lavoro di un ospedale spesso non si può fermare nemmeno se suona un allarme antiaereo – ha spiegato il sindaco –È stata una visita importante, toccante, ma anche incoraggiante in un certo qual modo: oltre a farci vedere la situazione e raccontarci dell’emergenza, ci hanno anche spiegato con orgoglio i piani di espansione e ulteriore ammodernamento a medio periodo dell’ospedale; di come stanno aprendo nuovi reparti specialistici e dei nuovi che verranno, per rendere questa struttura un vero punto di riferimento nei prossimi anni, con standard europei. Insomma, nonostante la situazione, qui guardano non solo all’emergenza ma lavorano pensando anche al futuro con positività”. Parole confermate anche da Mascia che ha sottolineato come la voglia di guardare avanti e crescere in professionalità della struttura sanitaria è grande “hanno trasformato i seminterrati in schelter muniti di letti e di sale operatorie; hanno costruito e attrezzato nuovi edifici dedicati alla riabilitazione fisica e all’assistenza psicologica collegandoli con un ponte all’ospedale;  hanno imbastito una struttura  provvisoria (solo per ora) per la realizzazione immediata e sul posto di protesi per la sostituzione degli arti mancanti; hanno inviato all’estero, anche in Italia e negli USA, team di giovanissimi medici per formarli su nuove tecniche chirurgiche. E intanto hanno continuato a garantire i servizi sanitari, facendo fronte al massiccio arrivo dei feriti di guerra (11.000) e di oltre 80.000 pazienti provenienti da tutta l’Ucraina”.

Il sindaco di Vimercate e l’allarme antiaereo in albergo

La stessa sera rientrati in albergo hanno anche dovuto trascorrere un paio d’ore nel bunker sotterraneo dell’hotel per una sirena d’allarme antiaereo. “L’evacuazione si è svolta in maniera rapida e ordinata e, seppure non sia stata naturalmente una esperienza piacevole, è stata vissuta da tutti in maniera molto tranquilla. Alla fine l’emergenza è rientrata e dopo circa un paio d’ore siamo tornati regolarmente nelle nostre camere”.

Il sindaco di Vimercate e la visita ai bimbi ricoverati

Mentre giovedì 16 febbraio la delegazione ha visitato l’ospedale pediatrico della città. “È stata una esperienza estremamente interessante e a tratti ovviamente commovente. Alcuni reparti sono stati recentemente rinnovati o sono in corso di rinnovamento mentre altri sono invece ancora estremamente arretrati, soprattutto dal punto di vista strutturale. Stanno però facendo un lavoro veramente eccezionale, anche dal punto di vista del fundraising. In questo periodo di guerra, infatti, i fondi statali sono vincolati all’utilizzo di spesa corrente per il funzionamento quotidiano dell’ospedale, mentre per gli investimenti di ristrutturazione delle strutture e il rinnovamento delle apparecchiature medico sanitarie, possono affidarsi solo alle donazioni di privati” ha raccontato Cereda che insieme a Mascia e Brambilla hanno visitato sia i reparti più direttamente coinvolti dalla guerra (quelli di chirurgia, ortopedia e traumatologia per esempio) sia altri reparti, come l’unità di terapia intensiva neonatale recentemente completamente rimessa a nuovo sia nella struttura che nelle apparecchiature. “Come uomo e anche come papà di un bimbo di due anni è stata una visita emotivamente piuttosto impegnativa, ma l’ho conclusa con più speranza che tristezza nel cuore, anche grazie alla positività che tutto lo staff, veramente eccezionale, ci ha trasmesso. Hanno bisogno del nostro supporto, ma sono davvero in grado di tirare fuori il massimo – e forse anche di più – da quello che hanno” ha concluso Cereda.