Il primo firmatario è il monzese Massimiliano Romeo e caporgruppo dell’ex Carroccio in Senato; al suo nome seguono quelli di Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura, e di Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell’Interno. Poi, altre decine di firmatari, tutti della Lega salviniana, che chiedono, con il disegno di legge numero 294, la reintroduzione “del sistema di elezione a suffragio universale delle Province e delle Città metropolitane” nonché di dare la delega al Governo in materia di “riorganizzazione delle funzioni e competenze degli uffici periferici dello Stato nonché delle prefetture”. Si tratta di un testo presentato il 20 aprile, prima della formazione del nuovo Governo Lega-Cinque stelle che si prefigge, come scritto in premessa, lo scopo di “ripristinare la legalità costituzionale attraverso la reintroduzione dell’elezione diretta a suffragio universale del presidente e dei consiglieri della Provincia” e anche l’elezione diretta del sindaco e dei consiglieri della Città metropolitana.
Un colpo di spugna, dunque, alle ultime modifiche all’assetto istituzionale della Repubblica iniziato il 6 dicembre con il decreto legge “Salva Italia” che conteneva in sostanza il loro smantellamento mediante accorpamento secondo criteri di dimensioni e popolosità. Poi è arrivata la Riforma Delrio che alle già agonizzanti Province ha dato il colpo di grazia: poche risorse, via l’elezione diretta di presidente e consiglieri sostituita da una elezione di secondo livello. Oggi sono i sindaci infatti a eleggere il presidente della propria Provincia, che deve essere proprio un sindaco in carica da almeno 18 mesi. I consiglieri provinciali sono eletti da e tra quelli comunali. Una riforma, quella Delrio, che doveva rimanere in vigore fino all’entrata in vigore della riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi ma affondata dopo l’esito del referendum del dicembre 2016. Monza, così come tutte le altre Province italiane, si trova in un limbo fatto di poche competenze ma fondamentali (come la manutenzione delle scuole superiori e della rete viaria) ma scarse risorse. Ora tornerebbero centrali, con un ventaglio di competenze ampliato e con una conseguente, si spera, dotazione di fondi a disposizione. Al presidente sarà corrisposto uno stipendio, gettoni di presenza invece per i consiglieri.
Ma non ci sono solo le Province da far rinascere. In realtà il disegno di legge Romeo-Centinaio-Salvini ha un altro bersaglio, forse il principale: il prefetto. Infatti, in premessa, si legge che il testo intende svuotare le competenze prefettizie, trasferendole “al presidente della Provincia, al sindaco, al questore e alle Camere di commercio”. E dopo aver citato Einaudi che nel 1944 (c’era ancora la guerra, il Duce e il Fascismo) avrebbe affermato che la figura del prefetto “è un ostacolo a un ordinamento veramente democratico” e dopo che i firmatari del testo lo hanno definito “uno strumento di autorità coercitiva” che può “condizionare politicamente le autorità locali” e quindi in contrasto con le autonomie locali, si arriva al colpo di spugna: “Appare pertanto opportuno sopprimere la figura” (del prefetto, ndr.) smistando le sue competenze agli altri enti “in un’ottica di riforma dello Stato in senso federale”. Quindi la sui figura “deve essere necessariamente abolita”. E questo, si conclude la premessa, perché “la minaccia del terrorismo di matrice fondamentalista islamica che colpisce obiettivi di rilevanza locale impone di decentralizzare a livello territoriale gli interventi di sicurezza e ordine pubblico sfruttando la conoscenza capillare del territorio che appartiere agli amministratori locali”.
Nate nel 1859, le Province (oggi sono 107) vengono mantenute dall’Assemblea costituente del 1947 come organismo autonomo e non più diretto dallo Stato. Quella di Monza è stata istituita nel 2014, le prime e ultime elezioni si sono tenute nel 2009 con la vittoria del centrodestra di Dario Allevi, oggi sindaco di Monza. Poi il declino dovuto allo svuotamento di funzioni, pianta organica, capacità di spesa. La Lega punta forte sulla loro rinascita ma in maggioranza hanno un esercito di grillini da sempre attenti alla spesa pubblica.