Niente tv, rifiuta il cibo e non parla: questo è Claudio Giardiello detenuto, rinchiuso da giovedì sera nella casa circondariale di Monza. È sorvegliato 24 ore su 24 perchè si teme possa arrivare a gesti estremi. Sabato mattina è stato sottoposto all’interrogatorio di garanzia da parte del gip Patrizia Gallucci alla presenza del suo legale, Nadia Savoca, del Foro di Monza.
Intanto continuano ad emergere nuovi particolari sulla vita passata e su quella recente del “killer del tribunale”: dalla bella vita con cene nei ristoranti di lusso e serate al casinò, fino addirittura a un viaggio con un jet a noleggio dopo aver perduto quello di linea, si passa ai trascorsi più vicini all’epilogo, fatti di una vita in un appartamento modesto preso in affitto a Garbagnate Milanese, e persino a una richiesta di aiuto economico ai servizi sociali del comune.
Una “discesa all’inferno” che Giardiello ha imputato soprattutto ai giudici: «Mi hanno rovinato» e agli ex soci: «Mi hanno truffato». Oltre all’appartamento di Brugherio, dove vive la moglie, in passato ne aveva anche un altro a Milano, in centro, valore 2 milioni di euro. Per Giardiello poteva rappresentare l’ancora di salvezza per i suoi guai economici ma sarebbe finito all’asta.
Il suo rancore nutrito per anni non l’avrebbe tuttavia portato a un raptus omicida: la strage sarebbe stata costruita e meditata nei minimi dettagli. C’è chi l’ha veduto di frequente negli ultimi tempi nel Palazzo milanese, probabilmente intento a calcolare i tempi e le modalità di fuga. Ci avrebbe messo tre minuti a uccidere tre persone e a ferirne due. Giorni poi li avrebbe dedicati a pianificare l’azione nella biblioteca di Garbagnate, attaccato a internet.