Il caso Villa reale di Monza: è pronto un accordo da 4 milioni di euro per chiudere col privato

VIDEO La protesta dei lavoratori - È pronto un accordo da 4 milioni di euro per chiudere col privato che ha in gestione parte della Villa reale di Monza: la strada è ufficiale, uscita di scena di Italiana Costruzioni. Ma l’ultima parola spetta alla Corte dei conti per evitare l’accusa di danno erariale.
Monza, abiti storici alla Villa reale nel giorno della prostesta dei dipendenti l’8 settembre
Monza, abiti storici alla Villa reale nel giorno della prostesta dei dipendenti l’8 settembre Fabrizio Radaelli

In Villa reale non si muoverà foglia prima del pronunciamento della Corte dei conti a cui si è rivolta la Regione per avere il via libera preventivo alla soluzione individuata per uscire dal contenzioso aperto con il concessionario: l’attesa sembra, quindi, destinata a durare ancora per qualche settimana. Ma la notizia intanto c’è: tutto questo significa che un accordo tra Consorzio Villa reale (rappresentato legalmente dalla Regione) e concessionario (Nuova Villa reale spa, fondata da Attilio Navarra di Italiano Costruzioni) esiste.

Il punto è che il Consorzio, di cui è responsabile il presidente Dario Allevi, cioè il sindaco di turno, vuole sapere se l’accordo non rischi di trasformarsi in una accusa di danno erariale: per questo è stato chiesto un parere alla Corte dei conti. Nessuno lo dice, ma stando alle voci dietro alle quinte l’intesa dovrebbe essere raggiunta intorno alla metà di quanto chiesto da concessionario come rimborso per i mancati introiti di questi sei anni di gestione: quindi circa 4 milioni di euro, contro gli 8 e oltre che vorrebbe il privato.

La risposta da Milano, afferma il sindaco Dario Allevi che lunedì è intervenuto in consiglio comunale sulla questione, potrebbe arrivare a breve. Il Pirellone a fine luglio ha inviato ai magistrati contabili una relazione frutto del tavolo di confronto a cui hanno partecipato i legali lombardi, quelli di piazza Trento e Trieste e quelli dell’operatore privato che ha chiesto la rescissione del contratto a dicembre. La fase è delicata e il problema complesso, ricorda Allevi, e una decisione sbagliata rischierebbe di portare alla chiusura della reggia piermariniana per parecchi anni. «Il parere della Corte dei conti – aggiunge il sindaco – sarà un bivio che ci dirà quale strada imboccare».

Il primo cittadino non fa previsioni sulla eventuale riapertura delle sale date in concessione a Nuova Villa Reale: «Spetta all’operatore decidere » commenta , ma se non l’ha fatto finora, viene da pensare, non ci motivo di credere che lo faccia ora.

«Questa Villa sarebbe potuta essere un carrarmato. Ne aveva tutte le premesse, era una startup: ed è per questo che quando mi hanno offerto di lavorare qui, ho detto sì. Poi è finita così». Così parlava uno degli otto lavoratori di Cultura Domani martedì, raccolti alla Reggia con molti dei dipendenti che negli anni hanno lavorato per il concessionario della Reggia e che ora fanno altro, le guide turistiche che hanno creduto nel progetto, amici di tanti progetti cullati negli spazi creati da Piermarini: è stata la prima protesta pubblica ufficiale per i mesi di chiusura della Villa reale (a parte le sale gestite dal Consorzio) dopo la mancata apertura a partire da maggio.

In un giorno speciale: l’8 settembre, quello in cui il privato annualmente celebrava il compleanno della riapertura dopo i restauri e che invece quest’anno è stato un “Non compleanno”, scritto sulle corone in testa ai lavoratori e preso in prestito dal Cappellaio matto di Alice nel Paese delle meraviglie, per sottolineare come per la prima volta ci sia poco da festeggiare: da sei mesi gli spazi in concessione della Reggia restano chiuso, anche dopo la fine del lockdown, senza particolari spiegazioni se non la trattativa sullo sfondo tra Nuova Villa reale spa, il concessionario appunto, e il Consorzio Villa reale, rappresentato dall’avvocatura della Regione.

Martedì, rompendo il silenzio di mesi, i lavoratori di Cultura Domani hanno protestato: dalla serrata generale, dicono, hanno ricevuto la cassa integrazione dei mesi di marzo e aprile, poi le ferie obbligate di luglio e nessun altro stipendio. La prospettiva? Altri quattro mesi senza sapere che cosa ne sarà di loro. L’ultima parola è stata affidata all’organo costituzionale che vigila sulle spese pubbliche: in altre parole il Consorzio ha chiesto alla Corte dei conti se l’accordo individuato possa passare le maglie della legge ed essere approvato senza finire per essere accusati di danno all’erario pubblico. Insomma: la svolta finale. Se non fosse per la data: il 31 dicembre, termine ultimo entro il quale è attesa una risposta formale dalla Corte dei conti. Il sindaco e presidente, come detto, confida che tutto avvenga nell’arco di qualche settimane.

Se così non fosse sono altri quattro mesi che, nella migliore delle ipotesi, mangerebbero tutta l’eventuale cassa integrazione residua dei lavoratori della Villa reale, che arriverebbero alla fine dell’anno con (forse) le mensilità di cassa ma senza sapere cosa ne sarà di loro poi. Se tutto andasse nel migliore dei modi, potrebbero esaurire l’ammortizzatore sociale intorno a novembre.

Martedì scorso era il sesto anniversario della riapertura della Villa reale dopo i restauri: dopo gli eventi con bilanci ufficiali dei primi anni, dopo il taglio del nastro del 2014, la giornata è diventata poi un “incidente” con l’apertura di nuove mostre e poco altro. Sei anni dopo, ci sono i lavoratori in protesta e un “non compleanno”. La parabola della Villa reale rinata è stata un sospiro, per ora.


VIDEO Le interviste ai lavoratori riuniti davanti alla Villa reale

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