I primi dieci anni di Skychildren onlus, che in India ha aiutato 4mila bambini

L’organizzazione monzese Skychildren onlus ha compiuto dieci anni. Nonostante la pandemia che ha sospeso i viaggi verso l’India , le socie fondatrici riescono a seguire l’evoluzione di tutti i progetti e l’opera va avanti. Seguono 4mila bambini.
Skychildren India
Skychildren India

Ha compiuto dieci anni il 4 marzo Skychildren onlus, l’organizzazione non-profit tutta monzese che lavora per aiutare i bambini bisognosi di Calcutta.

“È stato un decennio intenso ma ricco di soddisfazioni – esordisce la presidente Allegra Viganotti – Mai avremmo immaginato di arrivare a proteggere quattromila bambini. Un risultato reso possibile da chi continua a seguirci e a credere in noi”.

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L’ultimo anno è stato sicuramente il più difficile a causa della pandemia. La presidente, insieme alle altre socie fondatrici Federica Gironi, Anna Dossi e Katia Ambrosini, era solita recarsi in India a verificare di persona l’andamento dei loro progetti almeno due volte l’anno.

“La pandemia ha bloccato i viaggi – continua Viganotti – ma noi ogni giorno siamo in contatto con i nostri referenti in loco via Skype e via mail e possiamo affermare che la nostra opera va avanti”.

Tanti sono i progetti realizzati in questi dieci anni: sei scuole a Calcutta, una classe a quattro ruote in una delle baraccopoli più povere della metropoli indiana, una scuola in campagna che a breve verrà ingrandita, cliniche mobili per permettere anche ai più bisognosi di curarsi, rifugi per i bambini vittime dei più ignobili traffici, un centro di accoglienza nel quartiere a luci rosse di Calcutta dove nessuna organizzazione era mai entrata prima di Skychildren, un riparo per i bambini che vivono nelle stazioni e tra i binari della ferrovia.

“Questi ultimi li abbiamo avvicinati grazie al calcio e al karatè – sottolinea Viganotti – ora c’è persino una squadra femminile. Le bambine quando giocano si sentono libere e felici malgrado non abbiano le scarpe e rincorrano la palla su terreni disastrati. Per loro è un piccolo ma significativo segnale di emancipazione”.

Era rivolto proprio alle bambine il primo progetto di Skychildren, la casa rifugio Keertika per proteggere e sostenere le piccole vittime di traffico di minori e violenze sessuali.
“Siamo partite con dodici ospiti – conclude la presidente – ora molte delle bambine passate di lì vanno all’università e possono scegliere chi sposare e se sposarsi. Un traguardo per loro ma anche per noi che continuiamo a credere nei nostri progetti”.