A Seregno s sono registrati: «episodi indubbiamente inquietanti per la protervia con la quale l’’imprenditore – riferendosi ad Antonino Lugarà ndr – si pone nei confronti del sindaco (…) e del consigliere Gatti», «ma le intercettazioni sono assolutamente ambigue e in sé compatibili con molteplici ipotesi alternative, ivi compresa la classica e generica promessa elettorale o post elettorale che in alcun modo comprovano la specifica pattuizione corruttiva».
Così i giudici del Tribunale nelle motivazioni che spiegano perché lo scorso 19 ottobre hanno scarcerato l’imprenditore Lugarà annullando «per mancanza di gravi indizi di colpevolezza» l’ordinanza di custodia cautelare del gip di Monza – dopo l’indagine congiunta tra la Procura di Monza e il pool antimafia di Milano – che il 26 settembre aveva arrestato l’imprenditore seregnese per corruzione di Mazza e Gatti (finiti agli arresti domiciliari, poi revocati).
Corruzione che si sarebbe manifestata attraverso il «procurare voti, organizzare eventi conviviali nonchè assicurare l’ìappoggio dell’ex vicepresidente della Regione Mario Mantovani». Secondo i giudici del riesame anche la frase intercettata “ogni promessa è debito” «potrebbe riferirsi a una promessa effettuata in epoca successiva elle elezioni o anche alla generica “promessa” in campagna elettorale, assolutamente al’ordine del giorno».
Inoltre, l’apporto elettorale: «non appare di entità e consistenza tale da costituire di per sé una utilità quantificabile come corrispettivo della corruzione» e l’appoggio elettorale «non appare necessariamente frutto di una pattuizione illecita tra le parti». «I ripetuti solleciti» di Lugarà per la sua pratica edilizia: «non consentono mai di collegare l’approvazione del piano attuativo Gaam alle condotte di ausilio elettorale di per sé legittime» concludono.