Il silenzio ovunque. Dentro e fuori dalla chiesa. Al cimitero. Con poche frasi anche tra i familiari stessi. Sconvolti dalla tragedia. Si sono svolti martedì a Carugo i funerali di Vittorio Alfio Molteni, l’interior designer di 58 anni ferito a morte sotto casa con due colpi di pistola. L’uomo aveva vissuto anche a Verano Brianza.
L’unico a parlare nella chiesa di San Bartolomeo Apostolo, davanti a un paese scosso, è il sacerdote don Ugo Proserpio. Non chiede giustizia o verità. Ma silenzio e rispetto.
«Il giudizio umano è superficiale – ha detto durante l’omelia funebre davanti a un migliaio di persone – per questo il Signore ci dice di non giudicare».
Presente la famiglia e i figli. E un pensiero dall’altare è andato al figlio maggiore, Federico Molteni, molto vicino al padre. «Oggi ci sono due sacerdoti che sono vicini a Federico – ha continuato – è cresciuto in oratorio, e in oratorio collabora».
Poi la processione verso il cimitero, sfilata a pochi passi dal cancello di casa dove Molteni ha trovato la morte. Ci vuole quasi mezz’ora per raggiungere, a piedi, il cimitero dall’altra parte della strada provinciale Novedratese. Si sente una voce: «Ciao Alfio». Federico, davanti alla tomba, guarda in basso, fino alla fine, finché gli operai non chiudono il varco in cui è stata adagiato suo papà.
Fuori dalla chiesa le manifestazioni pubbliche di cordoglio, le corone floreali. Tra queste, quella firmata «Famiglia Pacolli. Gruppo Mabetex». Si tratta della società di costruzioni, con sede in Svizzera, di Behgjet Pacolli, ex presidente del Kosovo ed ex marito della cantante Anna Oxa.
Ancora, gli affari sembrano ritornare in altre corone: «Gli amici di Mosca». Altri nomi. «Massimo». E legami familiari: «Zia Marisa e cugini». O, ancora, che uniscono la sfera affettiva a quella lavorativa. Come «Armando Rho e dipendenti». Ovvero, l’azienda di Mariano, in via per Cabiate, della famiglia di Daniela Rho: la seconda moglie da cui si era separato due anni fa. A fianco, ancora un’altra corona. «Le tue bimbe».