Una fossa riempita fino all’orlo di un gas invisibile, silenzioso, letale. Sono morti per asfissia da gas argon, i quattro operai della Lamina spa di via Rho, nel quartiere milanese di Greco, vittime di uno dei più grazi incidente sul lavoro della storia recente in Lombardia. Lo ha chiarito l’autopsia disposta dall’autorità giudiziaria sui corpi dei fratelli Arrigo e Giancarlo Barbieri, 57 e 62 anni, di Muggiò (il primo si era trasferito a Busto Arsizio, dove aveva moglie e due figlie, il secondo viveva alla Taccona in una villa a due piani con la moglie il figlio e la nuora), dell’elettricista Marco Santamaria, 42enne di Burago Molgora padre di due figli di 3 e 6, e del 49enne Giuseppe Setzu, che viveva a poche centinaia di metri nella fabbrica teatro del dramma.
I funerali dei brianzoli sono stati celebrati nella giornata di venerdì 26 gennaio a Muggiò e a Burago. Nel Comune sul Molgora sono stati tanti in cittadini e le autorità arrivate a porgere le condoglianze ai familiari di Santamaria, incluso il prefetto di Monza Giovanna Vilasi. All’inizio della cerimonia don Mirko Bellora, responsabile della comunità pastorale Beata Vergine del Rosario di Vimercate ha letto un messaggio recapitato dall’arcivesco monsignor Delpini: «Esprimo la mia partecipazione al dolore della famiglia. È una tragedia che ci lascia sconcertati e che invoca le istituzioni a istituire delle normative affinché questi avvenimenti non si ripetano. Le vittime non devono diventare numeri o casistiche. Ma hanno un volto un nome e una storia. Che la comunità accompagni la famiglia nella certezza della fede».
Il parroco che ha sposato i coniugi Santamaria e, rivolgendosi direttamente alla moglie, ha preso la parola a fine cerimonia: «Tu sarai capace di dire ai figli quanto era grande loro padre, e capiranno quanto sei grande anche tu. Le istituzioni ora capiscano il compito che spetta loro. Certe morti non devono più avvenire».
Se ora è chiarita la dinamica e la ragione della morte resta da capire come possa essere fuoriuscito l’argon. Se ne occuperà l’inchiesta, condotta dai pm Tiziana Siciliano e Gaetano Ruta, che hanno iscritto nel registro degli indagati l’amministratore unico dell’azienda. L’obiettivo è scoprire da dove sia uscito quel gas, e perché l’assenza di ossigeno non sia stata segnalata dall’allarme. Nei giorni scorsi i magistrati, con gli esperti di vigili del fuoco e dei carabinieri, sono tornati nell’azienda per fare una sorta di “esperimento” e analizzare tutti gli impianti del forno nelle medesime condizioni del giorno dell’incidente. È emerso, in quella occasione, che la sirena dell’allarme funzionava. C’è da capire dunque se il meccanismo sia stato disattivato (magari per fare qualche riparazione), o sia stato ignorato, ma questo sembra molto improbabile. Gli altri operai, interrogati sul punto, hanno affermato di non aver sentito segnali di allerta nei giorni precedenti.In centinaia per dare l’ultimo saluto a Marco Santamaria.