Sapevano di essere riprese di nascosto in video, ma pensavano che non potessero essere ascoltate. E allora, convinte dell’assenza di audio, le due maestre d’asilo continuavano imperterrite con gli insulti, le minacce, le umiliazioni verbali: «Prova a alzarti e vedrai cosa succede, stai seduto o sono guai, non giochi più sciocco bambino che non sei altro, non giocherai per una settimana devi tacere, vedi di muoverti a colorare se no so guai, qua devi urlare, sono una roba fuori dal mondo, non ridere, chiudi quella bocca stai seduto e non giochi per tutta la settimana; dovresti solo piangere». E via dicendo, con i bimbi costretti anche tre ore fermi sulla “sedia della riflessione”.
Ed è molto rappresentativa dell’atteggiamento che si respirava in una delle classi della scuola dell’infanzia Calastri, una conversazione intercettata tra le due insegnanti indagate per maltrattamenti – una 54enne di Desio e una 53enne di Cormano – raggiunte dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività di insegnante ed educatore per 9 mesi. Parlando tra loro, se lo dicono chiaramente, riferendosi ai piccoli di cinque anni: “Io dentro non voglio fare niente, in mano a questi bastardi, meno faccio e meglio sto, li guardo che si ammazzano, si accozzano, non me ne frega un c…, dare tutte le energie a dei pezzi di m…. così, ma vaff….che poi…chi è l’insegnante perfetto..non sono mica Santa Madre Teresa di Calcutta». Secondo il gip Emanuela Corbetta sono «conferme della consapevolezza e della intenzionalità dei comportamenti maltrattanti». Le immagini riprendono un bambino costretto a stare seduto sulla sedia, con un tavolino spostato verso il petto in modo da impedirgli di alzarsi («metodo mortificante gratuitamente punitivo e senza alcuna valenza educativa», secondo il tribunale), che prima dondola su sé stesso e poi si colpisce le gambe con i pugni. Come se, secondo un consulente nominato dal consulente del pm Michela Versini, «si costringesse a provare un dolore fisico per gestire la difficoltà psicologica di restare seduto e fermo». In qualche modo, tra marzo e aprile, le due indagate vengono a sapere o intuiscono di essere osservate dalle telecamere, come emerge dagli atti.
Il primo esposto ai carabinieri di Cesano risale a novembre dello scorso anno da parte della dirigenza scolastica. Tutto nasce da una mamma che nota la figlia che tira schiaffi ad alcune bottigliette e trascinandole sul pavimento urlando, dicendo che “faceva come la maestra con un suo compagno”. A febbraio, un’altra mamma presenta denuncia, perché la figlia “si spaventava facilmente e si metteva le mani sulle orecchie se sentiva la gente urlare”. Il papà di un altro piccolino spiegava che il figlio “strattonava le bambole dicendo loro silenzio adesso vi metto in castigo a pensare”. Altri riferivano di “sberle sulla testa”, strattonamenti, lunghi castighi e insulti (“capre, cacche molli”). Ad aggravare il quadro, anche “quotidiani furti meschini di acqua e merende”.