A Erminio Barzaghi “sindaco di Giussano per quindici anni, strenuo e incorruttibile difensore della supremazia della legge contro ogni criminalità e ogni devianza”. Recita così l’epigrafe della lapide apposta all’ingresso della palazzina di via Milano a Giussano, confiscata alla criminalità organizzata, restituita al Comune, oggi con destinazione sociale, e dedicata a Barzaghi su volontà popolare e a fronte di una mozione votata all’unanimità del consiglio comunale.
All’intitolazione, sabato 24 marzo, in mattinata, erano presenti i figli e i nipoti (la nipote Miriam ha scoperto la lapide insieme al sindaco) di Barzaghi, il primo cittadino Matteo Riva, la giunta, il consiglio comunale, l’ex sindaco Giulio Cassina, un gruppo di studenti delle scuole medie di Giussano con i docenti, le associazioni, fra cui il Gruppo Volontari della Brianza che ha donato la lapide, e Il Mosaico, che ha in gestione la casa, sede ora di un progetto per l’autonomia e l’integrazione delle persone disabili.
La cerimonia ha avuto inizio con un corteo, partito dal municipio, a ricordo della fiaccolata che l’ex sindaco Barzaghi organizzò in occasione del rapimento dell’imprenditore giussanese Ambrogio Elli nel 1983. Barzaghi, infatti, è stato il simbolo dell’istituzione che ha reagito, della lotta alla criminalità organizzata. Interprete di una politica onesta, volta a rispondere ai bisogni della gente, sotto il suo mandato sono nate molte opere pubbliche, fra cui la casa per anziani Residenza Amica, alcune scuole e la sala consiliare con le vetrate di Aligi Sassu. Sindaco dal 1975 al 1990, operò negli anni in cui la Brianza era afflitta dal fenomeno dei sequestri di persona e la ’ndrangheta stava mettendo le sue radici.
Al termine dell’intitolazione, in Comune, a ricordo dell’impegno di Barzaghi, si è tenuta la celebrazione della “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”.