Quindici indagati per il presunto reato di omicidio colposo. È stata fissata il prossimo 4 aprile, in camera di consiglio a Bergamo davanti al Gip Ciro Jacomino l’udienza del procedimento penale circa la morte della piccola Elisabetta Vismara Giordano, la bimba di 4 mesi di Robbiano deceduta il 18 febbraio dopo essere stata ricoverata prima all’ospedale di Carate Brianza, poi trasferita al Papa Giovanni XXIII di Bergamo dove ne era stato constatato il decesso.
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Da allora sono passati dieci mesi, durante i quali la famiglia non si è mai arresa affidando all’avvocato Alessandro Dell’Oro del foro di Lecco l’incarico di fare chiarezza. A settembre è stata comunicata l’intenzione di procedere con l’archiviazione del caso da parte del pm Emanuele Marchisio a seguito della relazione tecnica del perito incaricato dalla Procura della Repubblica di Bergamo, proposta cui il legale dei genitori della bimba, papà Walter e mamma Petruta, ha presentato opposizione «confortato dal nostro perito di parte che, nella relazione depositata in Tribunale, manifesta la presenza di elementi di imperizia, negligenza e imprudenza sia nella fase diagnostica della presa in carico della bimba sia nella gestione complessiva del successivo ricovero a Bergamo», ha detto Dell’Oro.
Sono quindici le persone coinvolte nel procedimento penale, di cui sei, fra figure manageriali e professionali, operanti all’azienda ospedaliera di Vimercate e 9, invece, in servizio all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo.
Era mercoledì 17 febbraio quando mamma e papà Vismara decidono di portare la figlioletta di 4 mesi al Pronto soccorso di Carate Brianza, dove viene ricoverata per un malanno di stagione. Le condizioni della bimba, affetta da sindrome di Down, peggiorano. Viene predisposto il trasferimento a Bergamo, dove arriva in arresto cardiaco.
«La nostra opposizione si basa almeno su tre elementi chiave – ha spiegato l’avvocato Dell’Oro – Innanzitutto sulla presenza di errori ed omissioni nella fase diagnostica, quindi relativi alla presa in carico della bambina all’ospedale di Carate Brianza. Quando è arrivata al pronto soccorso, stando agli atti, non è stata considerata grave ma presentava sintomi che, se valutati correttamente, avrebbero potuto far pensare a una broncopolmonite. Il fatto che la bimba fosse down non può essere presa come una attenuante per un medico bensì una ragione per una maggiore attenzione. Inoltre, c’è contrasto nelle dichiarazioni emerse dalle evidenze documentali agli atti relativamente alla fase della gestione della terapia antibiotica. Quindi un’evidente esitazione nella gestione della ossigenoterapia, che prima è stata prevista a Carate, poi interrotta».
«Appare, inoltre, sconcertante – prosegue il legale – la gestione della bimba in sé, portata in ambulanza da Carate a Bergamo con un trasporto non protetto, senza ossigeno, per un viaggio di quasi un’ora. Ci stupiamo del fatto che non si sia pensato di portarla da Carate in un ospedale più vicino, ad esempio, all’ospedale San Gerardo di Monza, dove la bimba è nata e dove era già stata ricoverata. A Bergamo è arrivata in arresto cardiocircolatorio ed è stata portata in un reparto dove non c’era nessuno ad attenderla».
A nemmeno 14 mesi dal decesso è fissata l’ udienza davanti al Gip in sede procedimentale: «Attendiamo il 4 aprile – ha concluso Dell’Oro – sperando di far chiarezza sulla morte della piccola Elisabetta».