Non c’è solo Irama a Sanremo, di madre in Brianza. C’è anche un altro tocco di Monza: Gio Evan, il cantante “giocoliere delle parole” indosserà per quattro sere (da ieri a sabato) capi realizzati da Waxewul, un piccolo brand tutto al femminile che vede impegnate tre signore nate tra Monza e la Brianza: Francesca Cosentino, Carmen Azzoni e Alessandra Bulzomì. «Abbiamo conosciuto Gio tre anni fa – esordisce Cosentino, la fondatrice della società nel 2015- poi a dicembre, poco prima di Natale, ci ha ricontattato perché voleva che fossimo noi a creare i suoi abiti per Sanremo. Ci siamo messe subito al lavoro e abbiamo consegnato al suo manager i capi sabato scorso». Per creare abiti su misura, non solo per le forme ma anche per l’essenza dell’artista, le imprenditrici hanno letto i suoi libri e le sue poesie, si sono informate sulle sue esperienze e sui suoi viaggi. «Per noi stata una piacevole scoperta -dicono- e siamo state onorate che Gio abbia sposato i nostri ideali». Waxewul è nata dall’idea di realizzare a mano, in piccola tiratura, linee di abbigliamento e di accessori artigianali dall’animo urban afro che abbiano come etica di base la sostenibilità ambientale e sociale.
Appassionate di Africa (soprattutto del Senegal per storie ed esperienze personali) le imprenditrici di Waxewul lavorano tessuti artigianali provenienti direttamente dai villaggi africani. «Per i capi sanremesi – spiega Carmen Azzoni – ci siamo avvalsi della collaborazione della storica ditta lombarda Brunello che ci ha fornito uno dei suoi tessuti realizzati con preziosi materiali africani. Inoltre, ci è venuta in aiuto anche un laboratorio specializzato in capi di alta moda che ha provveduto alla cucitura e alla finitura degli abiti di Gio».
Attento alla sostenibilità, all’unicità, alla bellezza e alla longevità delle proprie creazioni il marchio Waxewul persegue la continua ricerca della qualità e dell’artigianalità dei materiali mettendo al centro la filiera. «La trasparenza del processo produttivo – precisano le tre brianzole – deve essere sempre rintracciato a partire dalla materia prima per arrivare al prodotto finito nel rispetto degli artigiani locali e delle loro sapienti mani, di cui sosteniamo lo sviluppo, e delle ditte tessili della tradizione lombarda».
Francesca Cosentino, Carmen Azzoni e Alessandra Bulzomì hanno un sogno: creare in Brianza, insieme all’associazione “Infatti9”, una multifactory per far lavorare fianco a fianco artigiani, professionisti, artisti e organizzare eventi di educazione ambientale. «Vorremmo recuperare un polo dismesso e farlo rivivere» concludono.