Irregolarità nei centri di accoglienza. La Lega ha deciso di fare chiarezza sui centri per i profughi a Monza e Brianza. Il capogruppo Massimiliano Romeo ha presentato un’interrogazione al Pirellone per saperne di più sulle condizioni igienico-sanitarie in cui versano i cosiddetti “hub” per i richiedenti asilo. L’assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali ha così snocciolato i numeri sulle presenze contenuti in una relazione dell’Asl che, nei giorni scorsi, ha effettuato diversi sopralluoghi nelle strutture.
Nei centri di accoglienza, spiega Romeo, «l’Asl ha evidenziato alcune carenze sia regolamentari che igieniche. Le criticità maggiori sono state rilevate a Limbiate, dove gli impianti sanitari non risultano in numero sufficiente rispetto a quanto prevede il Regolamento locale d’igiene. Non sono poi state esibite le dichiarazioni di conformità dell’impianto elettrico e termico».
A Monza, poi, la situazione non è migliore: «Scarso grado di pulizia» dei pavimenti e delle tende da campo allestite per ospitare i profughi e mancata esibizione «delle dichiarazioni di conformità degli impianti». Ad Agrate, invece, ci sarebbero diversi cavi scoperti, quelli cioè «collegati ai ventilatori che vengono utilizzati all’interno della struttura.» L’istruttoria, però, è ancora in corso e la Regione si riserva, qualora fossero registrate altre irregolarità, di intervenire anche con «l’eventuale chiusura dei centri».
Intanto la pausa negli arrivi dei profughi in Brianza è arrivata, forse, a sorpresa: nell’ultima settimana nei quattro centri di prima accoglienza del territorio non ci sono stati nuovi ingressi. I migranti, in gran parte uomini con un’età media di 25 anni, rimangono 830, di cui circa 300 fermi nei quattro hub in attesa che siano completate le visite mediche e avviate le pratiche per la richiesta di asilo politico.
Le quattro strutture, che ormai faticano a reggere il peso dell’afflusso quasi continuo, fino a qualche giorno fa ospitavano 314 persone: 65 erano allo Spallanzani di Monza, 151 ad Agrate, 22 a Carate e 76 a Limbiate.
L’Asl, ha sostenuto Bordonali in aula rispondendo a all’interpellanza che ha messo in dubbio l’adeguatezza di centri e tende, non ha ancora ricevuto tutte le documentazioni tecniche richieste agli enti gestori e ai proprietari per capire se gli spazi hanno i requisiti indispensabili ad alloggiare i profughi.
I numeri, precisano dalla Prefettura, sono leggermente diversi in quanto qualche migrante è stato trasferito in appartamenti affittati da privati alle cooperative che gestiscono il progetto di l’inserimento: l’obiettivo principale dei funzionari di via Prina rimane la riduzione dei posti ad Agrate.
Nelle prossime settimane il numero degli stranieri, raddoppiato nel giro di due mesi, potrebbe crescere di parecchio: la provincia di Monza, almeno sulla carta, deve ospitare circa il 9% di migranti destinati alla Lombardia e nella nostra regione, che accoglie il 13% dei richiedenti asilo sbarcati nell’ultimo anno, potrebbe essere smistato un altro migliaio di persone. «Siamo – aggiungono in via Prina – alla costante ricerca di un quinto hub». La necessità di un nuovo punto di primo smistamento, su scala interprovinciale, è stata affermata la scorsa settimana anche dal presidente brianzolo Gigi Ponti che ha invitato il Governo a un «cambio di passo».