«Denunce alla Dda per usura? Negli ultimi nove mesi nessuna». L’ha detto la responsabile della Direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Dolci nel corso della presentazione dello studio di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza «La criminalità ai tempi del Covid: quali pericoli per le imprese», giovedì mattina, alla presenza anche del prefetto di Milano, Renato Saccone.
Una notizia positiva? Qualcosa è cambiato durante la pandemia? Tutt’altro. Anzi: secondo le indagini Dda proprio in questo periodo di emergenza gli usurai sono molto ricercati da vittime silenziose. Ma l’usura dice il magistrato non è finalizzata al guadagno degli interessi, bensì per «acquistare esercizi commerciali a costo vile».
Un comportamento, quello del silenzio, dell’omertà, dei fatti, che non coincide con le parole: infatti ben il 91% di chi ha risposto alle domande che hanno poi portato a confezionare lo studio Confcommercio si è detto disponibile a denunciare eventuali tentativi di usura. Dolci ha detto che denunciare: «è un dovere di tutti i cittadini» ed è conveniente in quanto si evita che il mercato venga inquinato dalla “moneta cattiva che scaccia la buona”. Oltre alla piaga dell’usura il magistrato ha ricordato anche quella del pizzo, che i commercianti pagano anche in questo periodo di crisi, «500, 1000 euro una tantum» ha detto.