Disturbi alimentari nello sport: «Fenomeno imponente che tocca il 7% della popolazione»

Nell'ambito del progetto che unisce Fgi e Auxologico, al Palameda si è parlato di disturbi alimentari nello sport.

“I disturbi alimentari nello sport: conoscerli per prevenirli”. È stato l’argomento trattato dai diversi esperti dell’istituto Auxologico italiano, mercoledì 15 marzo, al palaMeda, in occasione dell’evento “Volteggiare liberi con il corpo e con la mente”. Ne hanno parlato tra gli altri Gianfranco Parati, direttore scientifico di Auxologico, Leonardo Mendolicchio, direttore del Centro Disturbi del Comportamento Alimentare di Auxologico, Emanuela Apicella, psichiatra presso l’UO Riabilitazione DAN di Auxologico Piancavallo, Giovanna Berlutti, medico federale Federazione Ginnastica d’Italia, Specialista in Medicina dello Sport e dell’Alimentazione.

Disturbi alimentari nello sport, la genesi è “multifattoriale”

I disturbi alimentari sono orami diventati una scontata attualità, ma al di là degli effetti mediatici – è stato sottolineato nel corso degli interventi di medici e specialisti – è doveroso sottolineare che gli indici epidemiologici attuali mostrano un fenomeno imponente che tocca ormai il 7% della popolazione generale, nelle sue forme conclamate, e 1/3 degli adolescenti nei disordini più sfumati.  Il dato rende necessario un cambio di passo rispetto alla capacità di diffondere “luoghi” di cura sempre più efficaci e rapidi”. Hanno proseguito spiegando che : “La genesi di un disturbo alimentare è multifattoriale e comprende fattori genetici, biologici, psicologici e sociali. Negli atleti, il modello bio-psicosociale incontra fattori di rischio specifici, derivanti non solo dall’individuo ma anche dal “mondo” che lo circonda. Gli sport maggiormente associati all’insorgenza di disturbi dell’alimentazione sono i cosiddetti “lean sport” in cui è richiesta una determinata classe di peso o in cui si crede che un basso peso e un corpo magro possano conferire un vantaggio competitivo su base biomeccanica o relativa al giudizio sull’aspetto fisico. D’altro canto come l’attività motoria, presente come condotta compensatoria in molti quadri di disturbi alimentari, sia sostenuta da meccanismi neurobiologici che conferiscono all’ attività fisica le caratteristiche di una vera e propria dipendenza. In un atleta in età evolutiva impegnato nel suo percorso verso l’agonismo l’adolescenza è un periodo particolarmente problematico soprattutto nel genere femminile. Lo sviluppo dei caratteri sessuali primari e secondari produce, situazioni nuove”.

Disturbi alimentari nello sport, “identificare i cambiamenti della nutrizione”

Quindi hanno spiegato e raccomandato che: ”A partire dal menarca, tutti i cambiamenti rendono il giovane atleta vulnerabile allo sviluppo dei disturbi alimentari. L’identificazione precoce di cambiamenti dello stato di nutrizione, con variazioni rispetto alle curve di crescita, rappresenta il primo passo per la prevenzione dei disturbi alimentari. Questi screening di assesment dello stato di nutrizione devono essere fatti regolarmente, rilevando il peso, l’altezza e la composizione corporea utilizzando strumenti semplici quali la bilancia, lo stadiometro e il plicometro. Molto importante è anche identificare precocemente i cambiamenti delle abitudini alimenti, delle preferenze e del comportamento al pasto. Genitori, docenti e allenatori, oltre al medico di medicina generale e al pediatra di famiglia hanno un ruolo centrale nel cogliere i primi segnali di cambiamento. Sensibilizzazione e formazione, sono le “key words” per implementare sempre di più la diagnosi precoce. È importante non sottovalutare i primi segnali, intervenendo per tempo e indirizzando il o la ragazzo-a a specialisti nel trattamento dei disturbi alimentari”.