Diploma al Levi, laurea e abilitazione: di Seregno la prima avvocata italiana di origini senegalesi

Amina Gueye, 31 anni, è nata a Giussano da genitori senegalesi residenti a Seregno dal 1987
Massimo Viganò, dirigente scolastico del Primo Levi con l’ex alunna, Amina Gueye, prima avvocata in Italia senegalese

Il dirigente scolastico Massimo Viganò dell’istituto Primo Levi di Seregno e gli studenti dell’indirizzo Rim ( relazioni internazionali e marketing) hanno voluto rendere omaggio e congratularsi con una loro ex compagna che dopo la laurea in giurisprudenza, e l’abilitazione alla professione di avvocata ha giurato davanti al Consiglio dell’ordine degli avvocati del Foro di Monza. Niente si strano se fosse una cittadina italiana, invece, Amina Gueye, 31 anni, è la prima avvocata di origine senegalese presente in Italia. Amina, è nata a Giussano il 7 gennaio 1992, da genitori senegalesi residenti a Seregno dal 1987, papà Babacar, che è presidente della folta comunità senegalese presente a Seregno e mamma Maguette Tall. Dopo aver frequentato le scuole dell’obbligo si era iscritta all’indirizzo Pacle, oggi Rim, al Primo Levi nel 2005 e conseguita la maturità nel 2011 si iscriveva a giurisprudenza all’Università di Milano Bicocca, dove si laureava nel 2017. Accolta nell’aula magna con tutti gli onori del caso Amina, di fronte a tutti gli studenti ha dialogato col dirigente Viganò, che le ha rivolto una serie di domande.

La seregnese Amina Gueye racconta il suo percorso scolastico

Ha iniziato col dire: “ero iscritta al corso J e debbo dire che allora avevo fatto una scelta che si è rivelata positiva. Le mie materie preferite erano italiano, francese e inglese. Il mio ricordo più bello è che venivo a scuola contenta perché avevo dei compagni gradevoli e professori che mi hanno insegnato e dato tanto. A quell’età non si ha la precisa consapevolezza di quello che acquisisci, crescendo ho apprezzato ancora di più”.

Viganò ha chiesto: “come ti sei trovata all’università?”. “I primi anni ho rimpianto la mia scuola” ha risposto. Di rincalzo il dirigente ha spiegato: “l’università è tutta un’altra cosa. A scuola gli insegnanti vi seguono passo dopo passo e sono fondamentali. E’ un mondo protetto” . “E’vero– ha ripreso Amina- quando sono uscita dal Levi avevo idee ben chiare, avevo in testa di iscrivermi a giurisprudenza senza considerare altre  facoltà. Nella scuola superiore i rapporti umani sono più solidi, all’università è difficile coltivare amicizie ed interessi, e anche il rapporto con i docenti è molto sporadico. Uscita dall’università ho dovuto scegliere come organizzare la mia carriera. Ho iniziato a fare tirocinio in uno studio legale e pratica forense che mi hanno permesso di prepararmi per l’esame di Stato”.

Qual è stato il titolo della tesi?Per preparare la tesi ho impiegato un anno, il mio relatore  Boletti che insegna diritto degli stranieri mi ha assegnato “Gli aspetti giuridici del ritorno volontario assistito”. Una tesi che riflette la mia storia. L’ha scelta il mio relatore. E’ multidisciplinare, in cui ho fatto la disanima di che fine fanno i contribuiti dei migranti quando scompaiono e ho anche approfondito le disposizioni europee relative ai migranti, oltre al rapporto che danno i migranti all’economia”. Poi ha aggiunto: “sui migranti c’è tanta strumentalizzazione  e quello che viene diffuso dai media non è sempre corretto. Le nazioni hanno  bisogno dei migranti per andare avanti e progredire. La legislazione sui migranti è fallimentare, troppo generica”.

“Mai subito discriminazioni, la scuola può fare molto”

Trova difficoltà nei rapporti adesso che è avvocata? “Sono nata in Italia e mi sono fatta corazza forte e ci vuole più rispetto per le persone che arrivano. Io personalmente non ho mai avuto alcun tipo di discriminazione. Ciò che purtroppo accade spesso succede per ignoranza e pregiudizio. La scuola può fare molto e cambiare in positivo. Conoscere altre culture può fare solo bene. Grazie all’istruzione e la conoscenza si può superare la parola razzismo. Fa più la cultura che la legislazione”.

Ha avuto difficoltà a praticare le sue tradizioni, è mai stata in Senegal? “A casa mia le tradizioni le rispettiamo e pratichiamo. Sono state pochi mesi  fa in Senegal e ho trovato tante belle cose

La comunità senegalese le ha dedicata una festa particolare. “Un riconoscimento che è arrivato inaspettato-ha spiegato Amina- una sorpresa e un onore. Sono molto legata alla comunità senegalese. Desidero esercitare la mia professione in modo corretto e diligente, seguendo i valori che mi hanno sempre contraddistinto. Spero di poter diventare il miglior avvocato sia a livello umano che professionale, e in questo mio percorso potermi confrontare anche con altre comunità straniere”.