Davanti alle immagini del suo Paese martoriato dalla guerra, Alina Stepanova, 24 anni, non è riuscita a stare con le mani in mano. La giovane ucraina che vive ed è cresciuta a Desio si è subito attivata e nel giro di pochi giorni ha fondato un’associazione: “Be for Ukraine, be for peace”.
Ad aiutarla, un’amica russa (che per il momento preferisce non apparire). Un’ucraina e una russa insieme, per diffondere una cultura di pace e portare aiuti a chi sta soffrendo. «Nell’associazione ci sono anche amici italiani e romeni» sottolinea Alina. Non appena è scoppiata la guerra, la giovane ucraina ha chiamato gli amici e insieme a loro ha iniziato a raccogliere beni di prima necessità e medicinali. In pochi giorni, grazie al passaparola, la sua casa si è trasformata in una sorta di magazzino, con scatoloni pieni di prodotti donati da parenti, amici e conoscenti.
«Siamo riusciti ad organizzare in poco tempo una missione al confine polacco: attraverso una rete di conoscenze, un amico ha portato il carico ad un centro Caritas allestito per i profughi ucraini al confine con la Polonia. Un altro carico è riuscito ad entrare in Ucraina». Alina ha reagito così all’attacco russo al suo Paese. «I primi giorni sono stati terribili: ero davvero disperata. In Ucraina ci sono i miei parenti. Mio cugino e mio zio sono nelle zone più calde del conflitto, a combattere. Altri miei cugini, più piccoli, si nascondono nei bunker ogni volta che suonano le sirene. Io mi sono chiesta come posso aiutare i miei connazionali da qui. E ho avuto l’idea dell’associazione: impegnarmi in modo concreto mi aiuta anche a distrarmi, a non pensare continuamente alla tragedia che ha colpito il mio Paese».
Laureata in scienze linguistiche per relazioni internazionali all’Università Cattolica, Alina parla ben 7 lingue ed è a disposizioneper fare da interprete per le famiglie che stanno arrivando in Italia. «I bambini che scappano dalla guerra sono molto spaventati». La giovane è stata in Ucraina due settimane che scoppiasse la guerra. «Sono stata a Kiev con mia mamma: nessuno avrebbe pensato ad un attacco contro la capitale. La città era molto viva, i locali erano aperti e in giro c’erano molti giovani». Il cuore di Alina è legato anche a Mariupol, la città sotto l’attacco delle bombe russe. «Sono stata anche lì poche settimane fa per trovare amici e parenti. La vita trascorreva normale» racconta Alina mostrando le foto scattate prima della guerra nella piazza di Mariupol, con al centro la campana della pace, paragonandole alle foto di oggi, dove si vede solo distruzione.
«E’ assurdo che nel ventunesimo secolo possano accadere ancora queste cose». Chi vuole contattare l’associazione può scrivere una mail a bfu.bfp@gmail.com .«Abbiamo tanti progetti da realizzare, tra cui una raccolta fondi che coinvolge anche degli artisti, tra cui un bielorusso»