Desio, prigionieri a casa propria: il calvario delle 17 famiglie che vivono nel condominio di via Rovani

Dal lontano 2011 lo stabile è "trincerato" sotto le impalcature: colpa di una serie di errori edilizi che ora è difficile sanare e stanno "pagando" i residenti
La famiglia Spinosa di fronte al condominio di via Rovani

«Fino a quando»? Prosegue senza tregua da ormai 13 anni il calvario di Valentina Spinosa. Insieme ad altre 16 famiglie, dal lontano 2011 vive “ingabbiata” nel condominio di via Rovani, 18, a Desio. Sì, perché da quell’anno lo stabile è “trincerato” dietro un reticolo di impalcature di metallo. Tubolari e assi che è impossibile rimuovere, perché il costruttore – per cercare di sanare un eccesso di volumetria fuorilegge ha iniziato a demolire una parte del fabbricato. Ma poi ha lasciato i lavori incompleti. Un problema che provoca disagio, ma anche un po’ di apprensione:

«Viviamo in un’epoca di cambiamenti climatici e un anno fa una tromba d’aria per fortuna non è arrivata fino a qui. Ma se in futuro dovesse travolgerci, l’impalcatura potrebbe crollare, con conseguenze che potrebbero rivelarsi preoccupanti». Abitare nel condominio di via Rovani, per Valentina e per 16 famiglie, vuol dire vivere tutti i giorni con una spada di Damocle sopra la propria testa. E pensare che quando nel 2009 acquistò il suo appartamento ila giovane donna era convinta di aver trovato un luogo dove vivere tranquilla e “mettere radici”. Un palazzo con finiture di pregio, un tre locali pagato con tanti sacrifici, grazie anche all’aiuto del papà, Francesco Spinosa. Ma il pensiero di aver fatto un buon acquisto, si rivelò ben presto avventato. «Due anni dopo – racconta l’uomo – viene notificato al costruttore un abuso edilizio per eccesso di volumetria». Il caso è grave: il 46 per cento dello stabile risulta fuori norma. Il verdetto è uno choc: «Il Comune – ricorda il pensionato – chiese che lo stabile fosse demolito». E chi se ne importa, se dentro c’erano 17 famiglie.

I residenti – con tutta la disperazione che viene guardando decine di anni di mutui sacrifici e risparmi di una vita investiti – fecero ricorso al Tar (tribunale amministrativo regionale) e ottiene ragione: no all’abbattimento di un condominio con dentro le famiglie, con tanto di bambini, ragazzi, anziani. Il Comune non si rassegna ma anche il Consiglio di Stato è contrario e perde nuovamente la causa. «Dal lontano 2012 – protesta Valentina – tutti si sono disinteressati alla nostra sorte. Il costruttore, ha lasciato i lavori incompiuti. In Comune nessuno risponde ed è impossibile perfino fissare un appuntamento. E’ stata perfino persa l’opportunità – nel 2020 – di accedere a un Fondo istituito dalla Prefettura che avrebbe consentito di terminare la demolizione iniziata dal costruttore, e rientrare nella volumetria di legge». «Intanto – aggiunge Francesco – le nostre case non valgono niente, sono invendibili. Ma quel che è peggio, conviviamo con la paura che possa succedere qualcosa di irreparabile. Fino a quando dovremo vivere così»?