Oratorio chiuso per una settimana a Desio. È il drastico provvedimento preso da don Giuseppe Corbari, parroco di San Pietro e Paolo, per tentare di dare un freno alla baby gang che da mesi la fa da padrone in oratorio. I cancelli della parrocchia sono rimasti chiusi da lunedì 4 a domenica 10 febbraio e domenica scorsa, durante la messa, il sacerdote ha letto ai fedeli un comunicato per spiegare la sua decisione.
«Abbiamo chiuso l’oratorio, nella settimana in cui era già in programma la sospensione del catechismo, per proteggere l’ambiente, i volontari, i bambini e anche gli stessi ragazzi, per evitare che siano loro stessi vittime del loro atteggiamento».
Una scelta forte. «Mi dispiace per il malumore che ha provocato la chiusura dell’oratorio – si sfoga il sacerdote , a qualche giorno di distanza dalla lettura del comunicato in chiesa – Ma la situazione è grave. Questa non è la soluzione definitiva, lo so. È una decisione presa sull’onda dell’emergenza».
Chi sono questi ragazzi che stanno provocando tanto terrore? La baby gang è numerosa. Si tratta di una cinquantina di giovanissimi, dai 12 ai 16 anni. La maggior parte sono studenti delle scuole medie, quasi tutti italiani. Pochissime le ragazze. Alcuni non sono di Desio: arrivano col bus dalle città vicine. In gruppo, diventano forti. Entrano in oratorio e, praticamente, conquistano il territorio. Urlano, provocano, insultano, bestemmiano.
«Non puoi dire niente – racconta una volontaria del bar della parrocchia – Quando entrano, fanno i padroni. Provocano gli adulti. Sporcano e dicono parolacce».
È da qualche mese che la parrocchia è in balia della baby gang. «Abbiamo provato ad avvicinarli – dice don Giuseppe – ma non c’è stato nulla da fare. Abbiamo quindi avvertito le forze dell’ordine, la scuola e i servizi sociali, con cui siamo in contatto». Del caso, sono informati anche i vigili, i carabinieri e l’amministrazione comunale. Insieme, stanno cercando di affrontare la questione. Nel frattempo, il sacerdote ha deciso di chiudere la parrocchia.
«Già da tempo abbiamo anticipato alle 16 la chiusura della chiesa, perchè i ragazzi entravano, correvano e salivano sull’altare. Ora, insieme alle suore ausiliarie, abbiamo deciso di chiudere per una settimana. Rivendico la mia scelta, l’ho fatta perchè sento la responsabilità di cui sono investito». Da lunedì scorso, da quando ha riaperto, all’oratorio di San Pietro e Paolo c’è un educatore fisso, chiamato per affrontare il fenomeno.