Avrebbero eseguito 25 tra rapine, scippi, furti con destrezza e ricettazioni tra settembre 2017 e luglio 2018 a Monza. La Polizia di Stato di Monza ha emesso venerdì 19 aprile un’ordinanza di misura cautelare in carcere per D. L., classe ’65, residente a Milano. La misura è stata emessa dal gip del Tribunale di Monza, al termine dell’indagine denominata “Puzzle”. Il suo complice, H.D., 18enne italiano di etnia rom, residente a Milano, era già stato arrestato lo scorso 5 dicembre in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale per i Minorenni di Milano.
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L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Monza, è stata condotta dai poliziotti della Squadra Mobile di Monza ed ha consentito di identificare i due come i responsabili di ben 25 episodi delittuosi commessi per la maggior parte a Monza. Agivano quasi sempre con lo stesso modus operandi: sempre nella stessa zona a ridosso del viale Lombardia, le vittime scelte erano spesso donne sole oppure anziane (più di una over 80).
La successiva attività di indagine, attraverso l’analisi comparata delle risultanze di molteplici strumenti investigativi – intercettazioni telefoniche, analisi di tabulati telefonici e di immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza in occasione di alcuni dei fatti contestati, ricerche in banca dati interforze di fatti analoghi a quelli per cui si procedeva, escussione di testi, scambio di informazioni con altri uffici di polizia e servizi di appostamento con documentazione video e fotografica – ha portato, oltre ad individuare i due scippatori e a segnalarli all’Autorità giudiziaria, anche a denunciare alla Procura di Monza altre 7 persone per i reati di ricettazione e di spaccio di sostanza stupefacente: hashish, marijuana, eroina e persino il metadone fornito dal Sert che invece che essere assunto veniva rivenduto a singole dosi. Gli indagati sono tutti pregiudicati – cinque italiani, un tunisino, un egiziano – residenti o comunque gravitanti intorno al complesso edilizio noto come “le case bianche” tra viale Sarca e viale Fulvio Testi di Milano.
Gli indagati si mantenevano in costante contatto tra di loro e quasi ogni loro comunicazione risultava avere ad oggetto un fatto delittuoso, dalla ricettazione dei telefoni rubati, al furto dei motocicli, delle borse e delle biciclette, per finire allo spaccio della sostanza stupefacente. In totale spregio di ogni regola e delle misure restrittive applicate ad alcuni di loro. In tale contesto degradato D.L. che per commettere gli scippi a Monza ogni volta evadeva dagli arresti domiciliari, rappresentava uno dei protagonisti di un tessuto sociale intriso di illegalità quotidiana assurta a vero e proprio stile di vita.