Corruzione nella Polstrada di Seregno: misure confermate, negli interrogatori prevale il silenzio

Il tribunale conferma le misure cautelari adottate nei confronti degli indagati coinvolti nell’inchiesta per corruzione che ha travolto l’ex distaccamento della polizia stradale di Seregno. Negli interrogatori ha prevalso il silenzio.
SEREGNO POLIZIA STRADALE VEDUTA CASERMA - foto repertorio
SEREGNO POLIZIA STRADALE VEDUTA CASERMA – foto repertorio Attilio Pozzi

Il tribunale conferma le misure cautelari adottate nei confronti degli indagati coinvolti nell’inchiesta per corruzione che ha travolto l’ex distaccamento della polizia stradale di Seregno. Da quanto appreso, in sede di interrogatorio di garanzia l’ex comandante Gabriele Fersini (ai domiciliari), difeso dall’avvocato Ivano Bordon, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, ma ha rilasciato spontanee dichiarazioni, in attesa di “approfondire la linea difensiva”. Il gip Pierangela Renda ha respinto l’istanza presentata dall’agente della stradale Pasquale Ponticelli di alleggerimento della custodia cautelare dal carcere ai domiciliari ad Avellino, sua città di origine. Sembra che, dalle dichiarazioni rese da altri indagati, la sua posizione si sia addirittura aggravata.

L’orientamento prevalente, comunque è stato quello del silenzio.

L’indagine coordinata dai sostituti procuratori Michela Versini e Salvatore Bellomo, e condotta dal nucleo della polizia giudiziaria della stradale ha riguardato anche l’altro poliziotto Alessandro Masella (in carcere), gli imprenditori Emilio Giussani e Ivano Santambrogio, di Seregno, Salvatore Prestifilippo di Desio, e l’avvocato Angela Mazzocchi, residente a Monza (ai domiciliari), e l’altro imprenditore Salvatore Rombolà, di Desio sottoposto alla misura dell’obbligo di firma. Il fascicolo rappresenta una costola dell’inchiesta “Seregnopoli” sul malaffare e la corruzione in comune relativa alla precedente amministrazione.

Il filone investigativo sulla stradale nasce dalle conversazioni di Giussani e Santambrogio. Secondo le tesi della procura, è emerso che i camion delle loro aziende erano praticamente esenti da controlli di natura amministrativa da parte delle pattuglie della stradale. Questo perchè i due avrebbero potuto contare sul trattamento favorevole di Fersini, il quale avrebbe ricevuto l’equivalente di una cifra fra i 3 e i 4mila euro in sponsorizzazioni per l’attività sportiva del figlio, pilota di kart. Nello stesso ambito è emersa anche l’attività parallela dei due poliziotti che, stando ai reati ipotizzati, “caldeggiavano” ad automobilisti sanzionati a causa dell’alcoltest la nomina dell’avvocato Angela Mazzocchi come professionista a cui rivolgersi per opporre ricorso contro i verbali (a volte suggerendo agli stessi di revocare il mandato al loro difensore di fiducia) in cambio di una percentuale sulla parcella.

I due avrebbero addirittura predisposto loro stessi l’atto di impugnazione, attivandosi per compiere una serie di questioni burocratiche, gestire direttamente le pratiche “occupandosi di tenere i rapporti con i clienti procurati”, in modo da “dar luogo a una vera e propria corsia preferenziale in favore del legale a discapito degli altri”. Un altro canale privilegiato sarebbe stato riservato al titolare di un’agenzia di pratiche auto di Desio, per fargli avere la precedenza sugli altri “per effettuare le revisioni dei veicoli”.