Come da tradizione ormai consolidata, la città di Seregno ha reso omaggio lunedì 14 novembre ai caduti nell’attentato di Nassiriya, con una breve cerimonia di cui è stato teatro il giardino pubblico all’angolo tra le vie Parini e Carroccio, che è loro dedicato. L’appuntamento è slittato di quarantott’ore sulla data canonica dell’anniversario, che cadeva sabato 12 novembre, per consentire la partecipazione di una delegazione degli studenti della vicina scuola secondaria di primo grado don Milani, che hanno anche accompagnato dal punto di vista musicale il momento. Sono intervenute le rappresentanze delle forze dell’ordine, in primis quella dei carabinieri, guidata dal tenente colonnello Emanuele Amorosi, comandante della compagnia di Seregno, e delle associazioni d’arma e combattentistiche.
Nassiriya: le parole del sindaco Alberto Rossi

La cerimonia è stata introdotta dalla lettura dei nomi dei diciannove italiani periti il 12 novembre 2003, nell’attentato alla base Maestrale: dodici carabinieri, cinque militari dell’esercito e due volontari, inseriti nell’organico della missione di pace sul posto. Subito dopo, il sindaco Alberto Rossi ha preso la parola: «Non è scontato che ci sia qualcuno che accetti che la divisa che porta possa essere causa della sua morte. Tanti però ogni giorno scelgono di indossarla. Chi lo fa, si mette a disposizione della nostra comunità ed ha a cuore la possibilità di vivere bene insieme. Nelle divise troviamo le radici del superamento dell’individualismo. Essere qui oggi è un richiamo a riconoscerci parte di una comunità».
Nassiriya: il ricordo di monsignor Angelo Frigerio

Molto significativa, in questo contesto, è stata la presenza, accanto al prevosto monsignor Bruno Molinari, di monsignor Angelo Frigerio, che è stato vicario generale delle forze armate italiane e che ben ricorda quei giorni terribili: «Mi sono occupato dell’accoglienza delle salme. La camera mortuaria fu allestita nella sala delle bandiere all’altare della Patria a Roma. Lì abbiamo pregato per un giorno ed una notte, prima del funerale. Sono passate 30mila persone. A tutte abbiamo donato una coroncina del Rosario: la vollero anche coloro che non erano di religione cattolica». Il giro lo hanno poi chiuso l’esecuzione dell’inno nazionale e le fotografie di rito.