Box interrati per inibire i gps e poter nascondere le auto di lusso rubate e “bonificarle”. Due di questi a Monza. Una banda con attori che ricoprivano tutti un ruolo preciso, una abilità che portava a rubare un mezzo in due minuti. E anche una vittima monzese riconosciuta nell’ambito delle indagini.
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Tutto è partito da un casuale e meticoloso controllo stradale, a Nova Milanese, a marzo scorso, a una bisarca che trasportava auto dirette a Malta. Due vetture del carico sono risultate rubate. L’autotrasportatore romeno, con i carabinieri di Muggiò che l’hanno fermato, era stato vago rispetto al committente del trasporto, ma successive indagini , anche con l’utilizzo di intercettazioni telefoniche, hanno permesso ai militari del Nucleo investigativo dell’Arma di Monza e ad agenti della polizia penitenziaria della casa circondariale di via Sanquirico (che hanno effettuato indagini in carcere), coordinati dalla Procura di Monza, di scoprire una banda specializzata in furti e ricettazione di auto di lusso.
Quindici le persone arrestate, obbligo di firma per altre due (entrambe donne) nell’ambito di una operazione chiamata “T@rokko”. Sette albanesi (tra loro anche il presunto capo della organizzazione, residente a Monza), un egiziano, un marocchino, un romeno e un bulgaro e sei italiani, tra i 21 e i 65 anni di età. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione a delinquere – aggravata dalla ”transnazionalità” – finalizzata alla commissione di furti, ricettazione e riciclaggio.
Cinque gli arresti avvenuti a Monza che hanno visto coinvolti tre italiani, i fratelli Antonio e Alberto M. di 50 e 54 anni, e un altro 50enne, Maurizio S. oltre che due albanesi Ditmir B., 31 anni, considerato il capo dell’organizzazione e Ilir Z. 32 anni. Gli altri arresti in Brianza sono avvenuti a Seveso, ai danni di Abderrahim I. di 59 anni, marocchino, Dario Italo C. di 65 anni di Brugherio e Elcian X., albanese, 36 anni, domiciliato a Concorezzo.
Le indagini hanno permesso di individuare in particolare alcuni box che la banda utilizzava per nascondere le auto rubate, due dei quali a Monza, in via Oslavia, (gli altri a Sesto San Giovanni, Milano e Rozzano). La particolarità è che si trattava di box interrati in maniera tale da inibire la localizzazione da parte di impianti di allarme gps. Le auto erano quindi “bonificate”, cioè venivano rimossi dispositivi di allarme e localizzazione satellitare. Venivano poi azzerate e ricodificate le centraline elettroniche, modificati i numeri del telaio e apposte targhe contraffatte e quindi stoccate in attesa dell’esportazione. Ognuno aveva un ruolo preciso: Antonio M. pedinava i proprietari delle auto da rubare e pagava gli affitti dei box, il fratello Alberto disponeva delle chiavi dei box monzesi dove sono circolate numerose auto sottratte e, sempre secondo le indagini, avrebbe attivamente partecipato ai furti e effettuato trattative per la vendita.
Furti che avvenivano nel giro di un paio di minuti al massimo e con tecniche particolari e sofisticate: con un dispositivo elettronico la banda disattivava il telecomando della chiusura, con un altro decodificava la serratura e, una volta aperta l’auto la avviava elettronicamente collegandosi alla centralina. A quel punto, sempre con un disturbatore di frequenza attivato per inibire l’allarme gps, portavano subito l’auto nel box interrato. Dove entravano in azione i “bonificatori” delle auto, come Ilir Z. e Maurizio S.. Dario C. avrebbe invece fatto l’intermediario per la vendita mentre Abderrahim I. sarebbe stato un acquirente delle vetture rubate da portare poi all’estero.
Monzese è stato suo malgrado anche una delle vittime dei furti d’auto, il proprietario di una fiammante Range Rover rubata a maggio. Ventitrè i furti accertati, soprattutto di Range Rover, Audi, Bmw e Jaguar, per un valore di 1.750.000 euro, 17 delle quali recuperate nel monzese e nel milanese ma anche nelle province di Ancona, Bari, Bergamo, Brescia, Como, Genova, Verona e all’estero, in Germania, Albania e Montenegro. I colpi sono stati commessi all’aeroporto di Malpensa ma anche a Milano, Bergamo e, curiosità, nel parcheggio di un grand hotel in Versilia, dove venne sottratta una Jaguar. In un caso è stato accertato che i pezzi smontati da una Range Rover sono stati rimontati su un’altra vettura identica, ma incidentata, acquistata regolarmente online.