C’è anche Gigi Redaelli, ex sindacalista della Fim Cisl noto ancora oggi per le sue battaglie a favore dei lavoratori della Bames di Vimercate, tra i firmatari dell’appello inviato da un gruppo di iscritti Cisl il 16 marzo scorso e destinato al segretario generale Cisl Luigi Sbarra per chiedere al sindacato di ripensare alla propria posizione sulla guerra.
Secondo i firmatari “per fermare l’aggressione di Putin all’Ucraina è necessario far tacere la voce delle armi”. Nel manifesto #CISLripensaci, infatti, mettono nero su bianco il loro disappunto per le motivazioni espresse da Sbarra per spiegare la mancata partecipazione della Cisl alla manifestazione nazionale del 5 marzo contro la guerra in Ucraina cui hanno partecipato molte associazioni della Rete per la pace oltre che la Cgil.
Il gruppo non si riconosce “nella decisione del loro sindacato di sostenere la scelta del Governo italiano di inviare armi italiane in Ucraina e nella definizione data dal Segretario Generale della neutralità attiva, descritta nella sua lettera ai quotidiani nazionali come una parola d’ordine ambigua che “rischia di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici”.
Secondomi sostenitori di #CISLripensaci “ la definizione di neutralità attiva si fonda su quel continuo e tenace lavoro di concertazione, di negoziato politico, per costruire la pace fra parti opposte, che non vuol dire essere equidistanti, ma prendere parte, essere partigiani di una soluzione pacifica e dialogica – principio sul quale è fondato lo spirito della CISL sin dalla sua fondazione, ma anche la Costituzione della Repubblica Italiana, con l’articolo 11, e la Legge 185/90 – già gravemente pregiudicati in Parlamento dalle decisioni prese dai diversi governi di inviare armi a paesi in conflitto, non solo all’Ucraina, ma anche all’Arabia Saudita per la guerra nello Yemen e, in passato, alla stessa Russia”
I firmatari, riprendono le parole dell’ex segretario generale della Cisl Savino Pezzotta: “Non è più importante sconfiggere il nemico, ma distruggerlo. È questo mutamento che inquieta anche nella guerra Ucraina. Il mondo sta precipitando verso gli estremi e questo ci obbliga a elaborare e praticare un’altra razionalità rispetto a quella in vigore che facendo perno sul concetto di emergenza giustifica troppe cose che con l’emergenzialità non c’entrano. NOI dobbiamo affermare che siamo in guerra e che l’uso delle sanzioni è lo strumento della guerra moderna e che finisce per colpire la popolazione civile. Bisogna alzare la protesta nelle piazze e ampliare anche attraverso gesti eclatanti l’azione diplomatica, per impedire lo scivolamento verso l’estremo di questa guerra, che i bombardamenti degli ospedali, l’uccisione dei bambini e degli anziani dimostrano. (…) i leader europei di tutte le nazioni dovrebbero recarsi a Kiev cercando con la loro presenza di bloccare i bombardamenti e aprire nuove vie diplomatiche. Il sindacato europeo deve farsi promotore di iniziative forti di mobilitazione, magari collegandosi al sindacato russo e ucraino e a tutti quelli dei paesi dell’est”.
Al sindacato viene chiesto di essere uno dei promotori del percorso #Italiaripensaci per l’adesione al Trattato per la messa al bando delle armi nucleari.