Cavo d’acciaio teso per strada a Milano, il difensore monzese del 18enne: “Chiederò i domiciliari”

Il legale Gaetano Giamboi: "Ha chiesto di dire tutta la verità ai carabinieri, il suo è un pentimento vero"
Il tribunale di Monza
Il tribunale di Monza

“Non ha voluto chiamarlo gioco o bravata, proprio per non sminuire la gravità di ciò che ha commesso e ha comunque chiesto di dire tutta la verità ai carabinieri ben sapendo che sarebbe finito in carcere”. Queste le parole dell’avvocato monzese Gaetano Giamboi che difende M.D.R., il diciottenne cuoco di Cologno Monzese che, nella tarda serata di sabato 6 gennaio, si è costituito in Questura a Monza e poi in caserma dei carabinieri ammettendo di essere “uno di quelli del cavo”, ovvero uno degli autori dell’episodio definito dal gip milanese Domenico Santoro “assurdo”, nel quale insieme ad altri due giovani hanno prima rubato da un cantiere e poi teso un cavo d’acciaio da una parte all’altra di viale Toscana a Milano “per vedere l’effetto che avrebbe fatto” su auto o motociclisti e ciclisti.

Cavo d’acciaio teso per strada: “Solo per noia”

Un “gioco pericolosissimo” degno di Arancia Meccanica che avrebbe potuto provocare danni seri e che loro hanno ammesso di aver fatto senza pensare alle conseguenze “soltanto per noia” nella notte tra mercoledì 3 e giovedì 4 gennaio. Prima di tutti i carabinieri di Milano Monforte, che indagano coordinati dal Pm Enrico Pavone di Milano, hanno arrestato A.B., 24 anni, rintracciato per primo dopo che era stato persino visto e ripreso da un testimone oculare. “Stavo facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici – avrebbe detto ai carabinieri – mentre stendevo il cavo (rubato in un cantiere, ndr) mi sentivo partecipe del gruppo ed avevo bisogno di approvazione”. Solo per un caso fortuito e per la prontezza di un testimone non si è sfiorata la strage. L’auto infatti che è passata subito dopo la tensione del cavo, lo ha tranciato di netto, lasciando anche il segno su un albero e fortunatamente senza far riportare danni agli occupanti.

Cavo d’acciaio teso a Milano, anche il terzo presunto complice ha parlato

M.D.R., che da poco lavora come cuoco a Milano, aveva conosciuto A.B. per caso in un locale, insieme a un terzo complice diciassettenne, che ha deciso di vuotare il sacco in ospedale domenica sera, mentre era già ricoverato per problemi psichici. Sarebbe stato rintracciato attraverso l’app che aveva usato per noleggiare lo scooter elettrico con cui è arrivato in viale Toscana. “La notte dopo l’episodio – aggiunge il legale monzese M. a casa stava male e continuava a disperarsi. Per questo i genitori, che sono persone normalissime e che mai hanno avuto grossi problemi con questo figlio, sono riusciti a farsi raccontare la verità e lui stesso ha chiesto di essere portato in Caserma per confessare tutto. Il suo è un pentimento vero e per ora resta in carcere in attesa della convalida, ci riserviamo comunque di fare richieste di domiciliari visto il contesto in cui vive”. Per tutti e tre l’accusa è quella di blocco stradale aggravato che comporta una pena dai 2 ai 12 anni, mentre non è più contestata per A.B. la strage in quanto secondo il gip sarebbe escluso il dolo. A breve è prevista la convalida di M.D.R. a Monza davanti al Gip Andrea Giudici.