Caso Yara Gambirasio, Bruzzone e Marinaro: «Ricognizione dei reperti non è riesame»

Un “inganno lessicale” nella narrazione del Caso Yara secondo la criminologa Roberta Bruzzone e la giornalista specializzata Laura Marinaro.
La criminologa Roberta Bruzzone a Monza - foto dal sito ufficiale
La criminologa Roberta Bruzzone a Monza – foto dal sito ufficiale

Ci sarebbe un “inganno lessicale” nella narrazione del Caso Yara, la tredicenne bergamasca scomparsa nell’inverno 2010 e ritrovata uccisa tre mesi dopo. Lo sostengono la criminologa Roberta Bruzzone e la giornalista specializzata Laura Marinaro, autrici del nuovo libro “Yara Autopsia di un’indagine”.

Caso Yara Gambirasio, Bruzzone e Marinaro autrici di un nuovo libro

«La Cassazione ha dato l’ok alla ricognizione dei reperti delle indagini sul caso Yara alla difesa di Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo per quel delitto. Tuttavia, ancora una volta la narrazione della notizia si arricchisce dell’inganno lessicale: ricognizione non vuole infatti dire “riesame” o “analisi”. E comunque se anche venisse accordata, non farebbe che restituire lo stesso risultato, o forse nessuno considerato che si tratta di “avanzi” di Dna già ampiamente amplificato e analizzato in sede di indagini», dicono le autrici.

Presentato al Salone del Libro di Torino, il testo racconta il processo che ha portato alla condanna di Bossetti e – soprattutto – l’indagine in tutti i dettagli.

Caso Yara Gambirasio, Bruzzone: «L’istanza di revisione, in mancanza di nuove prove, è prematura»

«Credo sia decisamente prematuro parlare di “indagini genetiche” sui vari reperti del caso Yara conservati all’Ufficio Reperti del Tribunale di Bergamo – ha affermato Roberta Bruzzoneperché l’unica cosa che sarà possibile fare è un mero accesso visivo ai reperti, che potranno esclusivamente essere fotografati. Cominciamo col dire che la richiesta avanzata dalla difesa, per come prevede espressamente il codice di Procedura, solitamente è successiva (e non certo prodromica) alla scoperta di nuovi elementi o di nuove prove atte e dimostrare che il condannato vada prosciolto. E non mi risulta proprio che allo stato tali nuove prove esistano, neppure ipoteticamente. Quindi ad oggi l’istanza di revisione sarebbe prematura. Emerge quindi una grave carenza sotto il profilo della motivazione rispetto alla richiesta avanzata. Ecco perché è del tutto irrealistico il convincimento di poter mettere mano direttamente ai reperti» dei quali deve essere garantita l’integrità.

La Cassazione parla di “mera ricognizione (ossia guardare e fotografare i reperti), e non certo un accesso che consenta accertamenti di natura scientifica tesi alla ricerca di tracce biologiche”.

Sarà il giudice del tribunale di Bergamo a stabilire le modalità di accesso per la ricognizione visiva dei reperti in modo da garantirne la salvaguardia.

«Questo continuo tentare di ottenere revisioni senza alcuna base scientifica è un agire irrispettoso nei confronti della vittima e delle famiglia e svilisce una possibilità prevista dalla procedura che risulta molto importante ed utile, quando in una vicenda emergono realmente nuovi elementi a sostegno dell’innocenza di un condannato», ha concluso Bruzzone.

Caso Yara Gambirasio, Marinaro: «Si alimenta un clima da stadio»

«Ancora una volta alcuni media parlano di esame e analisi dei reperti erroneamente, confondendo i cittadini e alimentando una divisione tra innocentisti e colpevolisti che poi ha conseguenze da stadio e scivola nella diffamazione di chi ha lavorato egregiamente alla risoluzione del caso – ha aggiunto la giornalista Laura Marinaronon è un caso che proprio in questi giorni uno degli investigatori di primo piano in questa vicenda abbia plaudito al nostro testo e alla nostra volontà di fare chiarezza e dare pace alla piccola Yara e alla sua famiglia».

Caso Yara Gambirasio sulla Web TV del Cittadino