Quarantamila persone. Sono gli utenti diretti dell’ospedale di Saronno che abitano tra Solaro, Ceriano, Cogliate, Misinto e Lazzate che potrebbero aver avuto a che fare con Leonardo Cazzaniga, 45 anni, medico specialista in anestesia e rianimazione nonché viceprimario del reparto, che con la complice, l’infermiera amante Laura Taroni, 39 anni di Lomazzo, secondo la Procura di Busto Arsizio, attraverso sovradosaggi e mix di farmaci avrebbe portato al decesso di quattro pazienti.
A denunciare quanto stava accadendo è stata l’infermiera di Ceriano Laghetto Cliela Leto, la prima che ha segnalato i casi al suo diretto superiore e poi, non soddisfatta dall’indagine svolta da una commissione interna dell’ospedale che non aveva riscontrato alcuna anomalia nell’operato del dottor Cazzaniga, ha deciso di rivolgersi alla Procura. La donna, secondo quanto emerso dalla carte dell’inchiesta, avrebbe subito pesanti minacce da Cazzaniga, come fa mettere a verbale. Frasi del tipo: «Tu da ora in avanti sei finita, io potrei ucciderti in qualunque momento. Tu qui non lavorerai mai più: tranquilla, ti farò pagare qualsiasi minimo errore», oppure: «Non sei ancora morta? Morirai di cancro all’utero».
45 casi sospetti
Le indagini dei carabinieri di Saronno proseguono su altri 45 casi sospetti (50 in tutto le carte sequestrate nell’operazione di martedì mattina) oltre a quelli conclamati di Angelo Lauria, 69 anni, malato di cancro,al quale sarebbe stata somministrata una dose di Propofol cinque volte superiore al normale, di Giuseppe Pancrazio Vergani, 71 anni, affetto da Parkinson, “curato” con una dose di morfina dieci volte oltre il consentito, di Luigia Lattuada, 77 anni, anche lei malata di tumore e sottoposta a un eccesso di morfina e di Antonino Isgrò, 93 anni, arrivato in pronto soccorso per un femore rotto e deceduto. Oltre alla morte sospetta di Massimo Guerra, marito della Taroni e titolare di un’azienda agricola a Lomazzo e della madre dell’infermiera, “nonna Nene”.
L’interrogatorio: «Io curavo le persone, non volevo uccidere»
Interrogato per circa un’ora dal Gip di Busto Arsizio, Luca Labianca, Leonardo Cazzaniga ha rigettato le accuse: «Io curavo le persone, non volevo uccidere», ha detto. Ha illustrato i trattamenti farmacologici ai quali aveva sottoposto i quattro pazienti, il cui decesso è finito sotto la lente di ingrandimento della Procura di Busto Arsizio, smentendo qualunque intenzione omicida. Si è avvalsa, invece, della facoltà di non rispondere l’altra arrestata, la compagna Laura Taroni, assistita dall’avvocato Monica Alberti.
Nel 2010 ha lavorato all’ospedale di Desio
Cazzaniga, tra l’altro, prima di lavorare a Saronno, nel 2010 aveva prestato servizio anche all’ospedale di Desio (ma gli sono contestati solo fatti avvenuti dal periodo in cui si trovava in pianta stabile a Saronno). L’azienda ospedaliera brianzola ha annunciato un’indagine interna per valutare l’operato del medico in quel periodo.
Medico seregnese indagato
Nella lista degli indagati dell’inchiesta figura anche il medico Roberto Cosentina residente a Seregno, direttore sanitario dell’azienda ospedaliera dove operava Cazzaniga e ora a Seriate. Indagati con Cosentina: Nicola Scoppetta, primario del reparto operativo di Pronto Soccorso, Claudio Borgio, responsabile del servizio infermieristico aziendale, Fabrizio Frattini, capo dipartimento del reparto emergenza e accettazione, Maria Luisa Pennuto, medico legale aziendale, e Paolo Valentini, direttore medico del presidio di Saronno.
Secondo la ricostruzione della Procura di Busto Arsizio, Nicola Scoppetta, in concorso con Borgio, Cosentina, Frattini, Pennuto e Valentini, avrebbe omesso di denunciare all’autorità giudiziaria i reati commessi da Cazzaniga, di cui avrebbe avuto notizia già nell’aprile 2013. Le stesse persone avrebbero comunicato agli infermieri dai quali erano arrivate le segnalazioni, che il comportamento tenuto dal medico finito in manette doveva ritenersi corrette e che non c’era alcun nesso causale tra i decessi delle vittime e il trattamento farmacologico ai quali erano state sottoposte.