Carate Brianza: la casa è diventata un museo di bambole, ce ne sono 200

La storia di Piera Cesana, collezionista di bambole. Nella sua casa di Carate Brianza ne custodisce quasi 200. Esemplari che a volte vengono esposti in mostre
Alcune delle bambole della collezione
Alcune delle bambole della collezione monica bonalumi

La scintilla che ha infiammato Piera Cesana è scoccata tempo fa, quando su una bancarella ha trovato una bambola identica a quella con cui giocava negli anni Cinquanta: da allora ha cominciato a collezionare esemplari antichi scovati nei mercatini, datati tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento. Nella sua casa di Carate ne custodisce con cura quasi duecento di dimensioni, materiali e fattura differente, che risveglia dal loro sonno in occasione di qualche mostra, come quella allestita a fine maggio a Vedano. Per loro la signora Piera, che prima della pensione era impiegata contabile, si è riscoperta sarta e parrucchiera: «Sono sempre alla ricerca – spiega – di stoffe antiche per riparare i vestitini sgualciti dal tempo o strappati». Le bambole, soprattutto quelle con il viso in biscuit, vanno trattate con delicatezza: per ripulirle utilizza il latte detergente mentre per le acconciature, nel caso degli esemplari con capelli veri, ricorre allo shampoo. Parecchie di loro sono arrivate calve sulle bancarelle dopo decenni trascorsi in qualche cantina: ecco allora che ritrovano boccoli e trecce grazie alle parrucche e ai toupet che la signora Cesana ha acquistato da un negozio in fase di chiusura.

Tra i pezzi della sua collezione, con cui hanno giocato bimbe evidentemente benestanti, spiccano una bambola snodata alta 110 centimetri, quelle vestite di tutto punto e dotate di salottino in vimini, divanetti, altalene e strumenti musicali, altre con l’orsacchiotto o il cagnolino, quella con il volto di Shirley Temple, la piccola attrice americana che furoreggiava negli anni Trenta, bambolotti neri in abiti tribali o quelli in costume giapponese realizzati in Asia durante la Seconda guerra mondiale quando in Europa la produzione si era quasi arrestata. Ci sono, inoltre, bambole con un ricco armadio in quanto alcune importanti case di moda le utilizzavano come vere e proprie modelle per pubblicizzare il loro campionario.

L’esemplare più pregiato ha un valore vicino ai 200 euro, niente a che vedere con i 30.000 euro raggiunti da alcune bambole di fine Ottocento con la bocca chiusa della ditta francese Bru: già molto costose all’epoca attualmente hanno quotazioni stellari. Sono molto ricercate dagli appassionati anche le Jumeau, più apprezzate rispetto ai manufatti tedeschi grazie alla cura dei particolari e la finezza dei lineamenti. Sono di altro genere le italiane Lenci realizzate in panno che, con i loro volti dall’espressività sorprendente, sono più vicini al gusto contemporaneo.

Piera Cesana non si limita a cercare, risanare e custodire bambole antiche: nella sua casa colleziona anche riproduzioni di Maria Bambina e Gesù Bambino oltre a parecchi presepi.