Non ci fu nessuna negligenza e colpa, in capo ai due ginecologi dell’ospedale di Carate iscritti l’anno scorso nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo, in relazione alla vicenda della mamma che ha perso la sua bambina all’ottavo mese di gravidanza. Lo ha stabilito il tribunale di Monza, che ha decretato l’archiviazione del caso.
La decisione di archiviare si basa essenzialmente sulla perizia tecnica, affidata dall’autorità inquirente ai due specialisti Andrea Paganelli e Umberto Genovese. Secondo la querela presentata dai genitori, una coppia di immigrati originari della Bulgaria, si trattava di una gravidanza problematica, ma i medici avrebbero “minimizzato” i rischi.
I primi sospetti erano sorti a febbraio dello scorso anno, alla ventesima settimana, quando l’ecografia aveva evidenziato problemi legati alla presenza di “un’unica arteria ombelicale”, oltre a segnalare una posizione del feto “sfavorevole”.
La perizia medico legale, tuttavia, ha sancito la “correttezza delle misure diagnostiche e terapeutiche adottate durante la gravidanza”. Pertanto, “l’evento avverso”, viene definito come “imprevedibile“. Dunque non viene ravvisato “alcun elemento passibile di critica e/o di censura nell’assistenza prestata”. Quindi nessuna responsabilità per i due professionisti, difesi dall’avvocato Giampiero Fagnani del Foro di Monza.