In un territorio in continuo divenire e sempre in trasformazione ci sono luoghi capaci di resistere negli anni. Sono 110 esattamente, come le candeline che ha spento nei giorni scorsi l’osteria «Isola San Giuseppe» di Busnago. Porta d’accesso al Belgioioso, l’angolo di periferia una volta diviso dal centro abitato dai campi e ora dalla Sp2, nel tempo è diventata un vera e propria istituzione per generazioni di busnaghesi e non solo. Certo anche all’ombra della secolare catalpa giapponese tanto è cambiato.
Là dove un tempo c’era il campo di bocce ora trovano posto tavoli e sedute in marmo dove stazionano uno dopo l’altro gli avventori e nel frattempo i fornelli della cucina sono stati spenti. Ciò che non è mai cambiato è però l’atmosfera e e quel senso di accoglienza unica che quattro generazioni della famiglia Arlati hanno saputo imprimere all’Isola san Giuseppe.
A raccontare la storia ultracentenaria dell’osteria è Carlo, 80 anni di cui gli ultimi 60 passati in sala e dietro al bancone del bar e che ora è alla guida del locale assieme ai nipoti Luca e Alessio, la quarta generazione di Arlati: «La licenza è stata rilasciata nel 1912 a mio zio Luigi che ha gestito il locale fino al 1942 con la moglie – racconta Carlo – La gestione è poi passata ad Ambrogio e alla moglie Teresa. Nel 1951 sono arrivate le sigarette e sul finire del secolo scorso, quando abbiamo smesso di fare da trattoria, anche il Superenalotto. Io sono entrato il 1 marzo del ’64. Facevo il muratore ma avevo problemi alla schiena e i medici mi hanno detto di cambiare lavoro. Alla fine mi son trovato a lavorare nei campi e stare in piedi dietro al bancone tutto il giorno, non so se è stato meglio».
Dal bancone del bar Carlo ha assistito ai cambiamenti avvenuti attorno all’osteria: «Ne ho viste di tutti i colori. All’inizio qua attorno non c’era nulla, solo campi poi è arrivata la provinciale e hanno costruito le case. Dove adesso c’è il traffico delle macchine una volta passava il Gamba del Legn, ricordo anche quando è una volta è uscito dai binari e per un giorno è rimasto tutto bloccato».
Ciò che non è mai cambiato è anche l’affetto di generazioni di avventori che continuano a passare dal locale, e le relazioni instaurate negli anni sono proprio il valore aggiunto della storia: «Da qui son sempre passati non solo i busnaghesi ma anche amici che arrivavano anche da lontano. Devo dire che abbiamo vissuto momenti molto belli, dalle cene di capodanno, all’anniversario di matrimonio dei miei genitori fino ai festeggiamenti delle centenario. In definitiva, siamo contenti».