Su 11 lavoratori 8 erano clandestini. Alcuni dormivano sul posto di lavoro, in ambienti dalle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza completamente fuori norma. Il dormitorio era ricavato da un edificio abusivo.
È la realtà portata a galla dai carabinieri di Brugherio la scorsa settimana, con un’operazione che ha inchiodato la titolare della ditta a un onere di 100mila euro tra sanzioni amministrative e ammende penali.
La donna ha già iniziato a pagare il conto per poter scongiurare la sospensione dell’attività, prevista nei casi in cui più del 20% dei lavoratori risulti non in regola. Si tratta di un capannone nel quale si producono cinture e altri accessori in pelle. A mandare avanti l’attività una donna cinese di 33 anni, residente a Brugherio. Dovrà rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e impiego di lavoratori senza permesso di soggiorno. Evidentemente gli affari non andavano così male perché alle sue dipendenze c’erano appunto 11 persone.
Otto sono cinesi senza permesso di soggiorno che sono stati identificati e accompagnati in Questura dove hanno ricevuto il foglio di via che dà loro una settimana di tempo per lasciare il territorio italiano.
L’operazione è scattata la mattina di mercoledì e ha visto collaborare la stazione locale dell’Arma e i carabinieri del nucleo dell’Ispettorato del lavoro. La squadra è intervenuta la mattina presto nel capannone che si trova in via Aspromonte, una traversa di via dei Mille. Qui i carabinieri hanno scoperto innanzitutto l’irregolarità del personale e poi anche il dormitorio, un luogo insalubre in cui gli operai passavano la notte. Tutto in assenza delle necessarie condizioni di sicurezza. Sembrerebbe inoltre che quell’area del capannone sia stata realizzata con un abuso edilizio.
La ditta sarebbe già chiusa se la donna non avesse fin da subito iniziato a pagare parte delle sanzioni comminate dalle forze dell’ordine in seguito all’operazione.