Imprenditori, artigiani, sindacalisti, esponenti del mondo della scuola concordano: la Brianza, come il resto dell’Italia, ha fame di tecnici e di giovani con una formazione adeguata alle nuove produzioni.
«Le imprese e le parti sociali – ha affermato martedì Giovanni Caimi, presidente della sede territoriale brianzola di Assolombarda – devono capire che il mondo è cambiato»: una parte del problema deriva dalle scuole che «sfornano figure che non rispecchiano le esigenze delle aziende mentre si fatica a trovare professionalità» in grado di operare sui moderni impianti in cui hanno investito realtà del legno o dell’economia circolare e della gestione delle nuove energie, come ha notato il presidente di Confartigianato Gianni Barzaghi. Una soluzione, hanno convenuto entrambi, potrebbe provenire dall’avvio di nuovi its e da una campagna di comunicazione che spieghi alle famiglie che la formazione professionale non va considerata come un ripiego ma, al contrario, offre ottime opportunità lavorative. Sarebbe opportuno, ha suggerito Caimi, cambiare il nome degli Its, poco attrattivo e confuso da molti con gli itis (gli istituti tecnici industriali con cui hanno ben poco in comune ndr).
Ancora una volta la Brianza potrebbe dare una spallata agli ostacoli con la sua capacità di fare rete, che potrebbe rivelarsi utile nella destinazione dei fondi del Pnrr: «Occorre – ha suggerito Angela Mondellini, segretario generale della Cgil – uno scatto verso l’innovazione che, con nuovi its, consenta alle aziende di rimanere nel sistema internazionale e ai giovani di trovare lavoro in Italia. Serve un grande polo di ricerca e sviluppo» a cui possano attingere anche le micro imprese.
Il mondo del lavoro, ha commentato la consigliera di parità della Provincia Alessandra Ghezzi, deve comprendere che la presenza delle donne costituisce una ricchezza e che le politiche di conciliazione non sono un costo. Sono necessari, ha ricapitolato, asili nido e supporti nella cura degli anziani ma anche programmi per riqualificare chi rimane senza occupazione.
«La scuola – ha assicurato il provveditore agli studi Vincenza Maria Berardi – è pronta a dare il suo contributo alla ripartenza. Il livello in Brianza è di eccellenza anche rispetto alla Lombardia: l’offerta degli istituti superiori è equilibrata e nell’ambito della formazione professionale sono presenti otto percorsi sugli undici previsti a livello nazionale». Con la dad, ha aggiunto, si è riusciti «ad arginare l’emergenza e la dispersione scolastica è meno rilevante che altrove». Per aggiustare il tiro sulla formazione professionale, ha proposto, si potrebbe «creare un continuo scambio di informazioni tra la scuola, le associazioni di categoria, gli ordini professionali, la Provincia». I laboratori territoriali per l’occupabilità del Mosè Bianchi di Monza e del Meroni di Lissone hanno già collaborato nella riqualificazione di alcuni addetti e la loro attività potrebbe essere potenziata con un dialogo con Assolombarda e Confartigianato.