Cinque giorni, 250 km nel deserto della Namibia. Di corsa. Questa lucida follia è stata portata a termine la scorsa settimana dal runner belluschese Max Chen. La corsa è la “Desert ultra”, una delle sfide più estreme al mondo, con 5 tappe da compiersi in cinque giorni consecutivi in completa autosufficienza, portandosi dietro il minimo indispensabile per sopravvivere nel deserto tra un rifornimento e l’altro. Una sfida che il 48enne atleta brianzolo e riuscito a vincere chiudendola, lo scorso 22 novembre, in seconda posizione.
Bellusco: Max Chen fa l’impresa “Sono felice di avercela fatta”
«Sono molto felice per come è andata – racconta -. Avevo già partecipato alla Marathon de sables (250 km nel Sahara marocchino) nel 2021. Un’edizione folle con temperature al limite della sopravvivenza e in cui un runner purtroppo è morto e io, per rispetto, avevo rinunciato a chiuderla mentre ero 80esima posizione su 900 partecipanti. Questa esperienza mi è però servita per gestire al meglio la nuova avventura. I primi giorni ho cercato di risparmiare energie e l’ultima tappa, da 92 km l’ho chiusa in 14 ore di corsa ininterrotta mantenendo la prima posizione per tanti km prima di essere superato da un atleta con molta più esperienza di me. Io l’ho iniziata a fare negli ultimi anni anche perché sono competizioni che necessitano, oltre alla preparazione anche esperienza e saggezza. Non sono gare in cui si cerca il tempo o la medaglia, l’obiettivo è chiuderla nel migliore dei modi senza riportare gravi danni fisici, se possibile. Anche a livello psicologico è difficile sopratutto il ritorno alla normalità perché il corpo si adatta a tutto, anche a correre per 5 giorni in un ambiente ostile, con poco cibo e acqua. In questi giorni sto infatti ancora cercando di riportare alla normalità». Nell’avventura non sono mancati momenti complessi:
Bellusco: Max Chen fa l’impresa e i momenti difficil
«Ci sono stati ovviamente perché ti può capitare di trovarti da solo in uno scenario veramente ostile e la testa e il corpo iniziano a vacillare – prosegue -. Quello più drammatico l’ho vissuto nell’ultima tappa a 2,3 km dall’arrivo. Ho visto che l’acqua iniziava a scarseggiare e nel deserto ti serve sia per bere che per rinfrescarti. Ho cercato di distrarmi e alla fine ce l’ho fatta. Per il resto ho resistito bene, mi sono forzato ad alimentarmi in maniera e nei tempi corretti e la strategia ha pagato». L’impresa potrà essere da sprone per gli allievi dell’atleta brianzolo. Il 48enne è infatti titolare della palestra “Asd Max Chen Boxing Club” di Sulbiate la cui missione è quella di «tirar via i ragazzi dalla strada e dare loro regole e nozioni per veicolare le loro energie verso aspetti positivi – spiega Max -. Questa gara l’ho fatta anche e forse soprattutto per dare loro un esempio e fargli capire che se uno vuole qualcosa deve faticare. Magari non in maniera così estrema».