Non è nuovo don Ferdinando Mazzoleni a creare scompiglio tra i fedeli di Villasanta per le sue opinioni. Il parroco della cittadina brianzola è salito nuovamente agli onori della cronaca nazionale per la sua omelia di Natale: “«È solo un ciccione ubriacone – ha detto il prete parlando di Babbo Natale la sera della Vigilia – inventato dalla Coca Cola per simboleggiare il consumismo durante feste che un tempo erano considerate sacre. Un personaggio, creato dalla pubblicità che svuota il giorno in cui si festeggia la nascita di Gesù del suo significato religioso. Si pensa troppo al consumismo per colpa sua, lasciando i riti religiosi in secondo piano». La notizia, lanciata dal quotidiano Il giorno, ha fatto immediatamente il giro di tutta Italia. Ma, come detto, don Ferdinando non è certo un neofita di queste “sparate” ad effetto. Tra pulpito e bollettino parrocchiale, solo considerando gli ultimi anni, ha una ricca collezione di prese di posizione choc. In vista delle ultime elezioni comunali, lo scorso anno, ha lanciato un vero e proprio decalogo da seguire per il vincitore: “Il potere ai giovani, perché sanno interpretare i tempi e per evitare che Villasanta diventi un paese per vecchi; assemblee pubbliche per valutare periodicamente l’operato degli amministratori. Da una parte il risparmio, dall’altra il coraggio di investire nella cultura, perché la gente ha bisogno di partecipare e di incontrarsi. E si crei una protezione civile cittadina”.
Il manifesto della buona politica
Prima del manifesto della buona politica, don Ferdinando si era scagliato contro i residenti che abitano nelle immediate adiacenze dell’oratorio, che si erano lamentati per gli schiamazzi durante l’oratorio estivo. «Povero oratorio, quanti nemici> ha tuonato don Ferdinando con un editoriale sul bollettino “Unione” esprimendo tutto il suo rammarico per la situazione. «Da sempre la parrocchia è convinta di offrire un prezioso aiuto alle famiglie durante i mesi estivi attraverso l’organizzazione dell’oratorio feriale» scrive il parroco «ma non sempre le migliori intenzioni trovano approvazione. Infatti in settimana abbiamo avuto più volte la Polizia locale, alla quale era stato segnalato da parte di alcune persone l’eccessivo disturbo provocato dalle attività dell’oratorio feriale. I vigili non hanno rilevato alcuna irregolarità e tutto è proseguito. Fino a quando un gruppo di residenti di via De Amicis 15 ha fatto un esposto scritto alle autorità lamentandosi nuovamente per l’uso del megafono. Ci permettiamo di suggerire a chi ci ha denunciati un sistema molto semplice per far passare la rabbia e trovare la gioia: si mettano a fare qualcosa di bello per gli altri, saranno contenti, ci scommettiamo?».
Contro le tasse
Nel mirino del sacerdote pure le tasse e l’allora governo guidato da Mario Monti: nel suo editoriale sulla prima pagina del bollettino parrocchiale aveva scritto che <le tasse introdotte da questo governo non andrebbero pagate. Mi chiedo se posso tranquillamente dire in questa situazione se è obbligatorio pagare le tasse. Che lo sia è certo, ma sempre? Tutte? È difficile dire quando siano giuste, ma sono di certo ingiuste quando solo alcuni vengono controllati e costretti a farlo, mentre altri se la spassano beatamente».
Attacchi alla Curia
Don Ferdinando non ha avute pure per la Curia milanese. <Diciamo grazie alla nostra amatissima curia se per il recupero del cinema Lux è tutto bloccato». Il match tra il sacerdote e gli uffici amministrativi milanesi è un must tutto villasantese. Al centro della contesa, la ristrutturazione del vecchio cinema Lux per il quale, sostiene sempre don Ferdinando, i suoi superiori sono colpevoli di avere affossato il grande progetto di rilancio del cineteatro cittadino disegnato dalla parrocchia Sant’Anastasia. «Lo sanno tutti –ha detto don Ferdinando- che era mia intenzione realizzare un teatro nuovo, mentre la curia pretendeva che ci limitassimo a una sala polifunzionale. A furia di aspettare, alla fine ci si è messa la crisi e ora è tutto fermo, chissà fino a quando».
«Le comunità pastorali? Troppo di fretta»
Neanche il percorso di istituzione delle comunità pastorali in Brianza, nate negli ultimi anni, ha trovato d’accordo don Ferdinando. «La comunità pastorale non deve essere una macchina con degli ingranaggi pronta a partire solo perché qualcuno l’ha messa in moto, ma un insieme autentico di persone disposte a collaborare» aveva dichiarato proprio in un’intervista al Cittadino. «Non sono contrario in modo assoluto all’istituzione di una comunità pastorale, ma non condivido affatto il modo forzato con cui sono state istituite le comunità pastorali in Brianza in questi ultimi mesi e i tempi che sono stati imposti ai preti e ai fedeli. Non capisco soprattutto la fretta dimostrata dai vertici della nostra Chiesa che hanno voluto avviare venticinque comunità pastorali in pochi mesi. Questi cambiamenti richiedono almeno dieci anni perché siano utili e non distruttivi. È impensabile stravolgere così l’assetto delle parrocchie in così poco tempo, soprattutto perché la temuta emorragia di preti non sarà così immediata. Occorre rispetto verso i parrocchiani e verso i preti. Non credo sia giusto trattarli in questo modo, rimuoverli dal loro incarico a pochi anni dal loro arrivo o quando sono ormai anziani».