Una società operante in provincia di Monza e Brianza ha fittiziamente dichiarato di essere residente nella Repubblica di San Marino per non pagare le imposte in Italia. È quanto hanno scoperto i finanzieri di Seregno dopo l’avvio di indagini su un possibile caso di società “esterovestita”.
Attraverso un accesso domiciliare nell’abitazione dell’amministratore della società i militari hanno scoperto un vero e proprio ufficio attrezzato con computer e adibito a sede operativa dell’impresa. Lì venivano svolte tutte le attività relative alla gestione/predisposizione dei ricorsi da parte di uno staff di operatori, contattabili dai clienti attraverso un centralino “servizio clienti” o un servizio fax oppure accedendo al sito internet www.ricorsomultamilano.it (non più attivo dal 01/01/2018).
Era così possibile acquistare un pacchetto di “ricorso”, trasmettendo via mail il verbale al codice della strada ricevuto e pagando in anticipo l’intero prezzo della consulenza, pari al 30% della sanzione amministrativa applicata. Il cliente riceveva quindi una bozza del ricorso da presentare alle Autorità competenti per ottenere l’annullamento del verbale.
Nel corso dell’accesso domiciliare veniva rinvenuta anche documentazione, sia contabile che extra-contabile, relativa ad una seconda società riconducibile al medesimo imprenditore, anch’essa perciò sottoposta a verifica fiscale.
Per ricostruire il reale volume d’affari conseguito da entrambe le società, i Finanzieri hanno eseguito anche accertamenti bancari, i cui esiti, assieme agli altri elementi documentali acquisiti, hanno dimostrato come l’attività di consulenza per i circa 18.000 ricorsi istruiti in cinque anni sia stata esercitata dal 2012 al 2015 da una società italiana “evasore totale” (che non presentava le dichiarazioni fiscali) per poi proseguire anche tramite la società fittiziamente residente a San Marino con l’ausilio di 3 lavoratori in nero.
A conclusione delle verifiche, quest’ultima impresa è stata riqualificata come soggetto economico fiscalmente residente in Italia, con contestazione ad entrambe le società di ricavi sottratti a tassazione pari a 2 milioni di euro ed iva evasa per 250 mila euro.
Per l’imprenditore brianzolo è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Monza per i reati di omessa dichiarazione dei redditi ed occultamento delle scritture contabili.