Un affare (illecito) da un milione di euro: due italiani le menti, quattro serbi il braccio. Spesso violento. Pasquale Finelli, 51 anni, uno dei “cervelli”, risiedeva a Villasanta. Insieme a Luigi Pellini, 56 anni, di Corsico, entrambi ufficialmente piccoli imprenditori nel commercio dei metalli, indicava alla banda di stranieri dove rubare carichi di metalli in arrivo o stoccati in aziende del Milanese, ma anche in Brianza, a Brugherio e Paderno Dugnano.
Non si buttava via nulla: i metalli finivano nel mercato nero, rigorosamente italiano, i camion, smontati da tre egiziani in una officina abusiva in via Ripamonti, a Milano, spediti in Egitto come rifiuti ferrosi, senza pagare dazi, e là rimontati e venduti a prezzi variabili tra i 50mila e i 100mila euro. I tre egiziani, insieme ai due italiani e ai quattro serbi sono stati arrestati martedì dai carabinieri della compagnia di Sesto San Giovanni, sotto la guida del capitano Salvatore Pignatelli, dopo quasi un anno di indagini.
Tutto ha preso il via da una rapina commessa la notte tra il 27 e il 28 aprile 2014 a Cormano ai danni di un autotrasportatore con un prezioso carico di acciaio. Svegliato di soprassalto dalla banda – i fratelli Sinisa Huseinovich, 32 anni, Radisa, 33, Jovica 31, e Hakjia 39 – e costretto a scendere dal mezzo, era stato poi malmenato, legato e imbavagliato. Il rimorchio con il carico, agganciato ad un’altra motrice, era sparito scortato da alcune vetture dei rapinatori. Anche una vecchia Fiat Multipla color oro inquadrata durante il colpo da alcune telecamere. Non è stato difficile per i carabinieri risalire al titolare dell’auto, uno dei quattro fratelli, e seguirne i movimenti per arrivare alla testa dell’organizzazione.
Almeno altri due gli autotrasportatori che hanno avuto il medesimo trattamento; una trentina le aziende depredate. Un altro obiettivo erano i distributori di carburante: la banda arrivava in piena notte con un camion e un furgone. Con il primo, lanciato in retromarcia, sradicavano la colonnina self-service che caricavano poi sul furgone prima di darsi alla fuga. Il tutto in una manciata di secondi sotto l’occhio delle telecamere. Due, uno a Milano e l’altro a Castano Primo, i furti accertati.
Tutti i componenti dell’organizzazione sono stati sottoposti a provvedimenti di custodia cautelare in carcere tra settembre e fine febbraio. Finelli, Pellini e i quattro serbi sono accusati di associazione a delinquere, rapine, furti, ricettazione e riciclaggio. I tre egiziani di associazione a delinquere e ricettazione. Indagini sono tuttora in corso per individuare i titolari delle aziende compiacenti che hanno acquistato i metalli rubati.