Argon su pazienti in arresto cardiaco, Irccs di Monza ammesso allo studio dell’Istituto Negri di Milano

Lo studio, nelle sue diverse fasi, cercherà di verificare la sicurezza e l’efficacia dell’impiego di questo gas nei pazienti colpiti
Monza ospedale san Gerardo
Monza ospedale san Gerardo Fabrizio Radaelli

La Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori è la seconda struttura in Italia, dopo il Policlinico di Milano, ad aver raggiunto i rigidi standard di idoneità per partecipare allo studio CPAr (Cardiopulmonary Resuscitation con Argon) promosso dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano. L’Argon è un gas nobile presente naturalmente nell’atmosfera tanto da costituire circa l’1% dell’aria che respiriamo. Lo studio, nelle sue diverse fasi, cercherà di verificare la sicurezza e l’efficacia dell’impiego di questo gas nei pazienti che hanno subito un arresto cardiaco. Infatti, quando il cuore smette all’improvviso di funzionare il cervello soffre per carenza di ossigeno. In Italia si calcola che ogni anno circa 60.000 persone subiscano un arresto cardiaco e solo l’8% di sopravvive senza riportare danni neurologici gravi o disabilità.

L’argon sarebbe in grado di preservare i neuroni dei pazienti colpiti

L’Argon, sarebbe in grado di preservare i neuroni dei pazienti colpiti, limitando i danni neurologici e migliorando il recupero a distanza. Il San Gerardo ora prende parte allo studio CPAr grazie alla stretta collaborazione tra la Struttura complessa di Anestesia e Rianimazione diretta dal professor Giuseppe Foti, docente di Anestesiologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e il Centro di Ricerca di Fase 1 diretto dalla professoressa Marina Cazzaniga, docente di Oncologia Medica nella stessa università. Nel primo mese di operatività nel reparto di Terapia Intensiva Cardiochirurgica sono già stati coinvolti tre pazienti. “Un traguardo ancora più importante-commenta il professor Foti-se si pensa che quello in corso rappresenta uno dei pochissimi studi in Fase 1 svolti in Terapia Intensiva dove il contesto di emergenza-urgenza crea condizioni molto difficili per la realizzazione di progetti simili che per lo più si realizzano in modo programmato”. “Una scommessa sicuramente vinta, la cui importanza oggi è ancora più strategica nell’ambito del nuovo IRCCS” aggiunge la professoressa Cazzaniga.