Giovedì pomeriggio la chiesa gremita di Sant’Eustorgio ad Arcore e tre moto della Gilera sul piazzale hanno accolto per l’ultima volta Eugenio Savoldelli, morto martedì a 77 anni. Tutti suoi amici di sempre del Gilera Club e del Registro Storico erano nelle prime file con l’immancabile felpa rossa e il foulard dello stesso colore per salutare “Savo” e stringersi vicino alla moglie Caterina detta Rina, al figlio Alfonso, alla nuora Sara e al nipotino Luca.
«Eugenio lascia un vuoto importante tra la sua famiglia naturale e la sua seconda famiglia ovvero la Gilera che ha scritto pagine di storia ad Arcore – ha affermato durante l’omelia il parroco don Giandomenico Colombo -. Il suo cammino non finisce qui ma prosegue verso l’abbraccio di Dio».
Al termine della cerimonia i rappresentanti delle associazioni Gilera e Natura e Arte hanno letto dei messaggi di cordoglio rivolti alla famiglia e soprattutto a Savoldelli, chiedendogli “di continuare a sorridere anche da lassù”. All’uscita del feretro la sua Gilera accesa dal figlio Alfonso ha “sgasato” per qualche minuto sul sagrato visto che proprio il rombo della rossa di Arcore faceva sempre sorridere ed emozionare papà Eugenio.
Era per tutti la memoria vivente dell’azienda motociclistica che ha scritto pagine di storia per Arcore e per lo sport in generale. Entrato nella fabbrica a soli 14 anni come un semplice garzone, ma con un compito particolarissimo ovvero quello di recuperare il cappello del commendatore Giuseppe Gilera che spesso dimenticava nei reparti di produzione o in ufficio. È partita così la sia storia con la casa motociclistica dei due anelli.
«È stata una colonna assoluta per tutti noi ed è una perdita importante – ha raccontato commossa la segretaria del Registro Storico e del Gilera club, Daniela Confalonieri – Rimarrà sempre quella memoria vivente che raccontava gli aneddoti di Gilera, che sembrava quasi di viverli».