Sono 45 i siti contaminati nella provincia di Monza e Brianza, sparsi in diversi comuni, accertati da Arpa Lombardia: 6 gli impianti di stoccaggio, 22 le aree industriali dismesse, 7 le aree industriali in attività, 1 discarica abusiva e non controllata, 3 le aree di smaltimento non autorizzato e abbandono dei rifiuti, 1 area agricola oggetto di spandimento incontrollato, 1 attività mineraria e estrattile e 4 gli altri siti non meglio specificati.
Vivere ai margini di siti contaminati, secondo la letteratura scientifica e lo studio epidemiologico “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è un rischio per la salute. Le possibilità di ammalarsi è più alta del 4-5% rispetto al resto degli abitanti che vivono lontani da questi siti.
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Ma c’è di più: una volta accertata la contaminazione i tempi di attesa per l’avvio della bonifica non è inferiore ai quattro anni. Stando a quanto citato dalla legge sugli eco-reati, la bonifica spetta al soggetto responsabile del contagio, non sempre però in grado di adempiere ai lavori. Così ad intervenire sono altri soggetti interessati, come le amministrazioni comunali. A mancare però, anche in questi casi, sono i finanziamenti. Finanziamenti che costringono a un gioco di forza Comune e Regione. Questa così stila una graduatoria, dando la priorità a quei siti con maggiore criticità. Intanto la contaminazione si espande: «La salute di chi vive vicino a dei siti contaminati è a rischio – precisa Ferdinando Laghi, vicepresidente nazionale di Isde, associazione medici per l’ambiente –. Da aggiungere che sostante tossiche come la diossina vengono assorbite per inalazione solo per il 10%. Il resto tramite la catena alimentare, falde acquifere o campi agricoli contaminati. È qui il vero problema. La contaminazione si espande giorno dopo giorno. E noi non ce ne accorgiamo. Anzi, ci abituiamo a convivere con un sito contaminato».
Gli eventi accidentali, gli sversamenti e lo scarico abusivo di rifiuti nel suolo e nel sottosuolo sono le cause principali dei maggiori casi di inquinamento. «Una volta contaminato il terreno è difficile intervenire in tempi rapidi – spiega il vicepresidente di Isde -. I controlli preventivi sono la vera soluzione. Occorrono delle politiche generali che mirano a ridurre i rischi: come adottare provvedimenti che riducano i rifiuti e aumentare il controllo sul territorio».