Albiate, la coop nata per aiutare i detenuti ora è leader nei servizi cimiteriali

Storia della cooperativa “Il Ponte” di Albiate: è nata nel 1996 per dare lavoro ai detenuti del carcere di Monza, ma adesso è diventata leader nel mercato dei servizi cimiteriali tra la Brianza e il Milanese. Ha vinto un lotto per lavorare anche al cimitero Maggiore di Milano
Da sinistra Paolo Gibellato, Don Antonio Mazzi ed Enea Paglia
Da sinistra Paolo Gibellato, Don Antonio Mazzi ed Enea Paglia

Tra la Brianza, Monza esclusa, e Milano, é leader nel mercato dei servizi cimiteriali. Può vantare di lavorare in 102 cimiteri. Recentemente ha vinto un lotto con il consorzio Alpi relativo alla gestione del cimitero maggiore di Milano. E proprio grazie alla Finanza di progetto, con la quale i comuni proprietari cedono in toto la gestione dei servizi, lasciando che la società che vince l’appalto si occupi di ogni aspetto della gestione, dai funerali, alla costruzione di nuovi posti, all’esumazione, al contatto con gli utenti, ha accresciuto negli ultimi anni il proprio fatturato. L’azienda che si é imposta in questo settore grazie a un’offerta che solleva i Comuni dal peso della gestione é la cooperativa “il Ponte” di Albiate. Una delle realtà più strutturate del mondo cooperativo lombardo e anche forse del Nord Italia. Insieme al verde questo é il suo core business, tanto che durante i momenti peggiori della pandemia, quando purtroppo i tragici effetti della diffusione del virus hanno causato migliaia di morti in Italia, invece che 20-22 funerali al giorno é arrivata a gestirne non meno di 50’ superando, in alcuni casi, anche questa quota.

La crescita. Dal ’96, anno della sua nascita, la coop di strada ne ha fatta parecchia. É sorta, in collaborazione con Carcere aperto, l’associazione dei volontari della casa circondariale di via Sanquirico a Monza, come strumento per dare lavoro ai detenuti, anche se oggi ha in carico solo una persona che ha a che fare con questo tipo di esperienza. Ora si occupa anche di tossicodipendenti, di persone che hanno avuto problemi di alcolismo o anche psichici, dando spazio per il 30 per cento dei suoi dipendenti a chi si trova in situazioni di disagio, anche se poi in realtà, le opportunità vengono offerte anche a persone che non appartengono a categorie definite ufficialmente come disagiate, ma che vivono nei fatti una situazione di difficoltà. “La nostra mission -spiega Paolo Gibellato, in cooperativa dal 1998 e ora presidente- é l’attenzione alla persona. Ogni volta valutiamo lo stato delle persone, cerchiamo di capire quale può essere la collocazione migliore per loro, tenendo conto delle difficoltà che incontra chi esce dal carcere o dalla comunità, che spesso si trova di fronte una realtà molto cambiata rispetto a quelle precedente, ad esempio, al periodo di reclusione”. Si, perché la coop é una realtà economica di tutto rispetto, capace negli anni di portare un fatturato che nel 2014 era intorno ai 4 milioni di euro fino agli 8 milioni di euro del 2019 e di dare lavoro a 150 persone (130 delle quali a tempo indeterminato), ma non tradisce quello che é lo spirito originario della cooperazione, che parte dalle esigenze della persona: “il nostro obiettivo é il reinserimento sociale -dichiara Gibellato- E più della metà delle persone che vengono da noi hanno avuto un buon recupero sociale”. Non sono tornati a delinquere, insomma, o non sono ricaduti nella tossicodipendenza. Certo poi ognuno ha la sua storia e c’è chi, invece, non riesce a sfruttare le opportunità che gli vengono concesse e ripete gli errori del passato ma le possibilità di reinserimento non sono poi così basse. Anche perché “Il Ponte” mette a disposizione anche uno psicologo, Enea Paglia, che si occupa del personale.

Appalti e affidamenti. La coop lavora soprattutto in ambito pubblico, con appalti o affidamenti diretti, occupandosi, oltre ai cimiteri, anche della manutenzione del verde, dalla potatura alla manutenzione. Oltre a questi due ambiti c’é poi quelle delle pulizie. “Il Ponte” appartiene al Consorzio Comunità Brianza, ma anche al consorzio Alpi, di cui fanno parte anche imprese private comunque sensibili all’aspetto sociale del lavoro. E collabora con Exodus di don Mazzi. É una cooperativa di tipo B, di inserimento lavorativo, da due anni fusa con Empiria, coop di tipo A. Gestisce un asilo in via Toti a Monza, ma anche un ristorante a Triuggio anche se si tratta di una realtà sulla quale sono incorso delle valutazioni visti anche i problemi di funzionamento causati dalle limitazioni introdotte dalla norme anti Covid. Un impegno in diverse direzioni, ma che non perde di vista il valore aggiunto della cooperazione, l’obiettivo principale, dare una possibilità a chi per tanti motivi ed errori commessi parte da una situazione di svantaggio. E di farlo attraverso un’azienda solida dal punto di vista economico, in grado di reggersi da sola, di produrre ricchezza, come strumento per aiutare le persone.