Il virus corre su autobus, treni e metropolitana. Lo dicono gli scienziati, lo dicono alcuni politici come il sindaco di Monza Dario Allevi (anche se c’è chi nega come il ministro dei Trasporti Paola De Micheli che dopo l’introduzione dell’ultimo Dpcm ha detto che i mezzi di trasporto «hanno contribuito nella misura dello 0,1% al contagio da Coronavirus). Quello che è certo, è che sul tema del trasporto pubblico locale di poteva e si doveva fare di più. Come detto, gli esperti consigliano vivamente di non prendere i mezzi pubblici se affollati o, se proprio impossibilitati a ricorrere a una alternativa, di usare mascherine FFP2 o FFP3, di non parlare quando si è a bordo e di abbandonarli velocemente.
E l’andamento quasi similare delle curve del contagio di Milano e Monza viene ricondotto proprio alla stretta simbiosi tra le due città, caratterizzate da un frequente andirivieni di persone che utilizzano i mezzi del tpl lombardo. Nella prima ondata Monza era stata ‘risparmiata’, come Milano. «Noi e Milano siamo da sempre una cosa sola, ci sono centinaia di migliaia di lavoratori e studenti che ogni giorno si muovono da Milano verso Monza affollando treni e metropolitane. Ecco, se qualcosa si poteva fare di più per evitare che ci si ritrovasse in questa situazione era rinforzare il sistema dei trasporti pubblici. Si è visto in modo chiaro che il numero dei contagi è schizzato con la riapertura delle scuole e gli enormi assembramenti tra studenti e lavoratori negli orari di punta in metropolitana e sui treni. Il Governo avrebbe dovuto investire di più sui trasporti». Così il sindaco di Monza, Dario Allevi.
«È inaccettabile che oggi, dopo mesi in cui abbiamo ripetuto che il trasporto pubblico poteva diventare il collo di bottiglia se non fossero stati riprogrammati gli orari della città, delle scuole, degli uffici, ci si venga a dire che si chiudono scuole e attività produttive perché i trasporti si sono fatti trovare impreparati»: così Arrigo Giana, presidente di Agens (l’Agenzia confederale dei trasporti) e numero uno di Atm (che viaggia all’80% della capienza), in un’intervista rilasciata in settimana al Corriere della sera.
Se Atm piange, Trenord (che ha invece dato il via libera all’occupazione del 100% dei posti a sedere) non ride. In settimana l’assessore ai Trasporti della Lombardia, Claudia Maria Terzi, oltre a essersela presa con il Governo per i finanziamenti statali destinati al trasporto pubblico locale per l’emergenza sanitaria (500+400 milioni) ritenuti «non sono sufficienti per far fronte al potenziamento dei servizi e alla riduzione dei ricavi delle aziende», se l’è presa con i riders, il cui numero a bordo dei treni è enormemente aumentato anche a causa della chiusura dei ristoranti e il conseguente aumento dei servizi di delivery. «Creano situazioni di pericolo per personale e passeggeri e non rispettano le regole» ha detto la Terzi, definendo un vero e proprio «assalto», il loro, ai treni regionali.
«Ci sono sofferenze al mattino, soprattutto sulle linee da Seveso e quelle da Lecco a causa della compresenza di pendolari lavoratori e studenti – spiega Adriano Coscia, segretario regionale del sindacato Orsa -. Ma difficoltà si registrano anche per le corse che segnano il rientro a casa degli studenti. Con la chiusura delle superiori, questo problema si è attenuato». Quello che è mancato, secondo Coscia, è stata «una gestione dell’emergenza da parte di Trenord: nessun treno ha il gel igenizzante, come avviene per Trenitalia, non sono stati in alcun modo diversificati i flussi di entrata e di uscita dei pendolari dai treni. E si doveva garantire una migliore pulizia delle carrozze: non basta igenizzarle, anche trovarle pulite e non sporche fornisce un’idea di sicurezza diversa per chi ci viaggia».